ARUNDHATHI SUBRAMANIAM
LA FINE DEL MONDO
La fine del mondo
è la scala mobile che va indietro
l'uccello che si abbandona
nella foglia
la tartaruga che si congela
sulla roccia
i sorsi sincopati
delle ragazze della televisione indiana
che si dissolvono
in uno stagno rosa di Revlon.
La fine del mondo
siamo io e te, amore,
che chiudiamo questa conversazione
(da Amore senza una storia, 2019)
.
La fine del mondo? Semplicemente la chiusura di una conversazione tra due innamorati, il tempo che non passano insieme, così come le metafore scelte dalla poetessa indiana Arundhathi Subramaniam. Nulla di nuovo, comunque, se già Victor Hugo nell’Uomo che ride scriveva che “Nel destino di ogni uomo può esserci una fine del mondo fatta solo per lui. Si chiama disperazione. L'anima è piena di stelle cadenti” e se nel 1963 Skeeter Davis cantava “Why do the birds go on singing? / Why do the stars glow above? / Don't they know it's the end of the world? / It ended when I lost your love”.
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ANDY LLOYD, "APPESI AL TELEFONO"
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LA FRASE DEL GIORNO
La storia del desiderio / e dell’unione / è surriscaldata. / Davvero irrilevante.
ARUNDHATHI SUBRAMANIAM, Amore senza una storia
Arundhathi Subramaniam (Mumbai, 1967), poetessa, artista e scrittrice su temi di spiritualità e cultura. Ha lavorato negli anni come editrice e curatrice di poesia e giornalista culturale. Vive tra Mumbai e il centro Yoga di Coimbatore. Tra le sue opere Dove vivo (2009), Quando Dio è un viaggiatore (2014), e Amore senza una storia (2019).
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