domenica 2 febbraio 2020

La corda più viva


GIORGIO CAPRONI

CORDA VIVA


L’oscurità dov’è argento la pioggia
sul tuo tenero viso in fuoco, Rina
ah come umanamente ora s’accorda
al buio ch’arde i selci – come inclina
alle note tue fragili! A una loggia
fresca di fiato e di spazio è vicina
nelle luci in frantumi la tua soglia
pulita – tu sei intatta alla mia prima
ansia presso i carboni dove scotta
la mia fronte rialzata. Oppure avviva
la tenebra sfiorandoti la bocca
i cumuli di brace mentre vibra
come un’arpa la pioggia – mentre tocca
l’unghia nel sangue la corda più viva?


(su Libera voce, 7 febbraio 1947, in Poesie disperse e inedite, L’Opera in versi, Meridiani)
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Una poesia d’amore dedicata alla moglie Rina, un sonetto non incluso in nessuna raccolta ma pubblicato soltanto sulla rivista salentina Libera voce. Il poeta livornese Giorgio Caproni disegna un bozzetto in cui le luci di una sera d’inverno dialogano con il viso della donna amata facendo vibrare la corda viva dell’amore.
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FOTOGRAFIA © JOEL OVERBECK/UNSPLASH
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LA FRASE DEL GIORNO
Amore… / Tremore / in trasparenza…
GIORGIO CAPRONI, Il franco cacciatore




Giorgio Caproni (Livorno, 7 gennaio 1912 – Roma, 22 gennaio 1990), poeta, critico letterario e traduttore italiano. Partito come preermetico attirato da uno scabro espressionismo, approdò a un ermetismo rivestito di un impressionismo idillico. Nella sua poesia canta soprattutto temi ricorrenti (Genova, la madre e Livorno, il viaggio, il linguaggio), unendo raffinata perizia metrico-stilistica a immediatezza e chiarezza di sentimento.

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