WISŁAWA SZYMBORSKA
TORTURE
Nulla è cambiato.
Il corpo prova dolore,
deve mangiare e respirare e dormire,
ha la pelle sottile, e subito sotto – sangue,
ha una buona scorta di denti e di unghie,
le ossa fragili, le giunture stirabili.
Nelle torture di tutto ciò si tiene conto.
Nulla è cambiato.
Il corpo trema, come tremava prima e dopo la fondazione di Roma,
nel ventesimo secolo prima e dopo Cristo,
le torture c’erano e ci sono, solo la Terra è più piccola
e qualunque cosa accada, è come dietro la porta.
Nulla è cambiato.
C’è soltanto più gente,
alle vecchie colpe se ne sono aggiunte di nuove,
reali, fittizie, temporanee e inesistenti,
ma il grido con cui il corpo
ne risponderà, è
e sarà un grido di innocenza,
secondo un registro e una scala eterni.
Nulla è cambiato.
Tranne forse i modi, le cerimonie, le danze.
Il gesto delle mani che proteggono il capo
è rimasto però lo stesso,
il corpo si torce, si dimena e si divincola,
fiaccato cade, raggomitola le ginocchia,
illividisce, si gonfia, sbava e sanguina.
Nulla è cambiato.
Tranne il corso dei fiumi,
la linea dei boschi, del litorale, di deserti e ghiacciai.
Tra questi paesaggi l’anima vaga,
sparisce, ritorna, si avvicina, si allontana,
a se stessa estranea, inafferrabile,
ora certa, ora incerta della propria esistenza,
mentre il corpo c’è, e c’è, e c’è
e non trova riparo.
(da Gente sul ponte, 1986 - Traduzione di Pietro Marchesani)
Con il suo tipico stile che genera elenchi e che parla al lettore con semplicità, la poetessa polacca Wisława Szymborska, Premio Nobel 1996, pone l’attenzione sull’immutabilità del corpo umano nel corso dei millenni - sarà diventato certo più forte e resistente grazie alla medicina, ma rimane pur sempre il solito corpo, quello che avevano i romani e le genti del medioevo, uomini e donne del Rinascimento e i francesi della rivoluzione. Il solito corpo che soffre, mangia, respira, ama mentre tutto intorno il mondo cambia...
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LEONARDO DA VINCI, “UOMO VITRUVIANO”
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LA FRASE DEL GIORNO
Forse tutto questo / avviene in un laboratorio? / Sotto una sola lampada di giorno / e miliardi di lampade la notte?.
WISŁAWA SZYMBORSKA, La fine e l’inizio
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