mercoledì 25 settembre 2019

Dal campo del poeta


ALDO PALAZZESCHI

PIZZICHERIA

“Etto grammo chilo mezzochilo,
cacio burro prosciutto salame,
acciughe salacche baccalà…”
Sono voci del gergo
in questo untuoso reame.
“Mi serve o non mi serve, diobonino,
ho tanta fretta!”
“Aspetti”
“Mi dia retta”
“Venga qua”
“Mi mandi via”.
S’infuria una servetta,
una s’acqueta.
“Il solito formaggio
ma con poca corteccia”.
E una sicura mano
apre la breccia
nel parmigiano.
Molla e tira tira e molla
poca corteccia e dimolta midolla.
Aver fretta ed aspettare,
pesare tagliare affettare,
entrare andar via…
sono le note costanti
della quotidiana sinfonia
in un’antica pizzicheria.
“Mamma mia!
E che poesia
volete che ci sia
dentro un negozio di pizzicheria?
Se diceste di fiori o seteria…
se aveste detto in quello dell’antichità,
certo ce ne sarà,
ma non in quello lì
venite via,
per carità!
Mio caro, siatene persuaso,
per la fretta che avete di giungere alla mèta
questa volta siete evaso
dal campo del poeta.
Non ce n’è non ce n’è, restate franco”.
Basta, miei cari, basta
che ci vada il poeta dietro il banco.
Le file dei formaggi
l’un sull’altra ammassate,
vi sembrano villaggi,
borgate soleggiate,
coi tetti di lavagna,
le oscure cortecce,
come paesini di montagna.
E nei luoghi più vicini
del panorama,
non vi par di riposare
sui morbidi cuscini
dei pecorini?
O se no di passeggiare
pei verdeggianti viali,
per i verdi giardini del gorgonzola?
Di spiare ai suoi fronzuti finestrini?
Non vi sembra di sognare
dame medioevali
affacciate alle superbe finestre
tonde e ovali
del palazzo dei granduchi:
quello coi buchi ?
Tavole regali
di mosaici fini,
bizantini veneziani fiorentini:
soprassate salami salamini,
e la più bella,
quella proprio del re:
la mortadella!
Agate alla portata di tutti
vi sembrano i prosciutti;
e le acciughe, le salacche
dalle lucide corazze,
nei barili allineate,
inginocchiatevi:
sono i guerrieri delle Crociate.

(da Tutte le opere, Mondadori, 1958)

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Una pioggia di analogie e di metafore: ecco la proposta di Aldo Palazzeschi al Futurismo, cui aderì per un breve periodo. Il poeta che si mette dietro il banco del pizzicagnolo passa da una descrizione della realtà di tipo prosastico a una poetica, fantasticando e andando al di là della pura materialità delle cose, trasformandone la banalità e la quotidianità in poesia.

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IMMAGINE TRATTA DA UNA PUBBLICITÀ NEGRONI

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LA FRASE DEL GIORNO
Le persone felici hanno poco tempo da leggere e meno da scrivere, e perché l'uomo ama la lotta al disopra della felicità. E tutto incanalare e condurre verso una cima fulgente: la poesia.

ALDO PALAZZESCHI, Palazzeschi allo specchio




Aldo Palazzeschi, pseudonimo di Aldo Pietro Vincenzo Giurlani (Firenze, 2 febbraio 1885 – Roma, 17 agosto 1974), scrittore e poeta italiano, uno dei padri delle avanguardie storiche. Dall'esordio come crepuscolare e dalla breve adesione al Futurismo, attraversò il «ritorno all'ordine» degli anni Venti e la ripresa sperimentale delle avanguardie degli anni Sessanta con inconfondibile giocondità, enigmatica e inafferrabile.


2 commenti:

costatinis ha detto...

È vero. Palazzeschi era proprio giocondo!

Unknown ha detto...

dio