WISŁAWA SZYMBORSKA
LA CIPOLLA
La cipolla è un'altra cosa.
Interiora non ne ha.
Completamente cipolla
Fino alla cipollità.
Cipolluta di fuori,
cipollosa fino al cuore,
potrebbe guardarsi dentro
senza provare timore.
In noi ignoto e selve
di pelle appena coperti,
interni d'inferno,
violenta anatomia,
ma nella cipolla – cipolla,
non visceri ritorti.
Lei più e più volte nuda,
fin nel fondo e così via.
Coerente è la cipolla,
riuscita è la cipolla.
Nell'una ecco sta l'altra,
nella maggiore la minore,
nella seguente la successiva,
cioè la terza e la quarta.
Una centripeta fuga.
Un'eco in coro composta.
La cipolla, d'accordo:
il più bel ventre del mondo.
A propria lode di aureole
da sé si avvolge in tondo.
In noi – grasso, nervi, vene,
muchi e secrezione.
E a noi resta negata
l'idiozia della perfezione.
(da Grande numero, 1976 – Traduzione di Pietro Marchesani)
.
Quasi con stupore la poetessa polacca Wisława Szymborska analizza la semplicità della cipolla, quel suo avvolgere foglie modificate una dentro l’altra, quel suo essere compiutamente cipolla in ogni sua parte. Non complessa come noi umani, priva di reticoli di vene, di organi e nervi: semplicemente perfetta, stupidamente vuota.
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FOTOGRAFIA © ULLEO/PIXABAY
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LA FRASE DEL GIORNO
Ho dei nomi da darvi: / acero, bardana, epatica / erica, ginepro, vischio, nontiscordardimé, / ma voi per me non ne avete nessuno.
WISŁAWA SZYMBORSKA, Attimo
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