domenica 6 gennaio 2019

La sera d’Epifania


GIORGIO CAPRONI

SONETTO D'EPIFANIA

Sopra la piazza aperta a una leggera
aria di mare, che dolce tempesta
coi suoi lumi in tumulto fu la sera
d'Epifania! Nel fuoco della festa
rapita, ora ritorna a quella fiera
di voci dissennate, e si ridesta
nel cuore che ti cerca, la tua cera
allegra - la tua effigie persa in questa
tranquillità dell'alba, ove dispare
in nulla, mentre gridano ai mercati
altre donne più vere, un esitare
d'echi febbrili (i gesti un dì acclamati
al tuo veloce ridere) al passare
dei fumi che la brezza ha dissipati.

(da Cronistoria, Firenze, 1943)

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“La mia poesia mira sempre più ad essere un’allegoria della vita con tutto quanto ha di sgomentante la vita stessa” scriveva il poeta livornese Giorgio Caproni quando terminava la sua opera Cronistorie. A quel periodo appartengono un paio di sonetti tra qui questo dedicato alla giornata dell’Epifania. In esso, secondo Adele Dei, “si percepisce come un frattura l’assillo del tempo in movimento”, ingentilito dalla solita anonima figura di interlocutrice.

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Livorno

FOTOGRAFIA © PIXTURY

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LA FRASE DEL GIORNO
Non t’appoggiare al vento. / Lascia le parole e il suono / di vuoto che contengono.
GIORGIO CAPRONI, L’opera in versi




Giorgio Caproni (Livorno, 7 gennaio 1912 – Roma, 22 gennaio 1990), poeta, critico letterario e traduttore italiano. Partito come preermetico attirato da uno scabro espressionismo, approdò a un ermetismo rivestito di un impressionismo idillico. Nella sua poesia canta soprattutto temi ricorrenti (Genova, la madre e Livorno, il viaggio, il linguaggio), unendo raffinata perizia metrico-stilistica a immediatezza e chiarezza di sentimento.


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