FERNANDA ROMAGNOLI
TU
Tu, che chiamiamo anima. Tu profuga,
reietta, indesiderabile. Tu transfuga
dal soffio dell’origine.
Non ti spetta razione né coperta
né foglio di reimbarco.
Per registri e frontiere:
non esisti.
Ma in sere come queste, di cangianti
vaticinii fra i monti,
ad ogni varco
può apparire improvvisa la tua faccia
d’eremita o brigante.
«Fronda smossa,
pietra caduta» trasale in sé il passante
che la tua ombra assilla
di crinale in crinale,
mentre corri ridendo nell’occhiata
del cielo, che ti nomina e sigilla.
(da Il tredicesimo invitato, Garzanti, 1980)
.
Invisibile, non registrabile – fortunatamente in questo in grado di sfuggire alle maglie della burocrazia – l’anima però è lì da qualche parte dentro di noi: che sia il nostro lato spirituale o l’io capace di emozionarsi, sa come manifestarsi, dice la poetessa romana Fernanda Romagnoli.
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STEVE HENDERSON, “EYRIE”
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LA FRASE DEL GIORNO
L'anima e il corpo non sono due cose diverse, ma solo due modi diversi di percepire la stessa cosa.
ALBERT EINSTEIN, Il lato umano
Fernanda Romagnoli (Roma, 5 novembre 1916 – 9 giugno 1986), poetessa italiana. Visse un’esistenza chiusa e riservata, al seguito del marito militare a Firenze, Pinerolo e Caserta. Esordì nel 1943 con Capriccio, cui fece seguire Berretto rosso (1965), Confiteor (1973) e Il tredicesimo invitato (1980)
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