PABLO NERUDA
L’INFINITA
Vedi queste mani? Han misurato
la terra, han separato
i minerali e i cereali,
han fatto la pace e la guerra,
hanno abbattuto le distanze
di tutti i mari, di tutti i fiumi,
e tuttavia
quando percorrono
te, piccola,
grano di frumento, allodola,
non riescono a comprenderti
si stancano raggiungendo
le colombe gemelle
che riposano o volano sul tuo petto,
percorrono le distanze delle tue gambe,
si avvolgono alla luce della tua cintura.
Per me sei un tesoro più colmo
d’immensità che non il mare e i grappoli,
e sei bianca e azzurra e vasta come
la terra nella vendemmia.
In questo territorio,
dai tuoi piedi alla tua fronte,
camminando, camminando, camminando
passerò la mia vita.
(da I versi del capitano, 1952)
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Pochi giorni prima del Natale del 1951 il poeta cileno Pablo Neruda partecipò a Mosca alle lunghe discussioni per l’assegnazione dei Premi Stalin. Forse per rigetto a tanta retorica intellettuale e cattedratica, sulla via del ritorno a Praga, dalle parti di Leopoli scrisse questa bellissima poesia d’amore che è un vero e proprio inno per la donna: enorme è la natura, gigantesche le opere umane, eppure ancora misurabili; infinito è invece il femminile.
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FOTOGRAFIA © FAIRYLADY PHOTOGRAPHY
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LA FRASE DEL GIORNO
Corpo della mia donna, resterò nella tua grazia. / Mia sete, mia ansia senza limite, mia strada indecisa!
PABLO NERUDA, Venti poesie d’amore
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