Dalle 6.24 di questa mattina, con il solstizio, siamo entrati nell’estate, la “Distesa estate, / stagione di densi climi / dei grandi mattini / dall'albe senza rumore” secondo Vincenzo Cardarelli. È – dovrebbe essere perlomeno – la stagione della spensieratezza, come quella che unisce queste due poesie lontanissime tra loro nel tempo e nello spazio: la prima un’opera tarda del celebre poeta italiano Umberto Saba, la seconda una fresca prova della giovane poetessa argentina Cecilia Moscovich.
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UMBERTO SABA
PRINCIPIO D'ESTATE
Dolore, dove sei? Qui non ti vedo;
ogni apparenza t'è contraria. Il sole
indora la città, brilla nel mare.
D'ogni sorta veicoli alla riva
portano in giro qualcosa o qualcuno.
Tutto si muove lietamente, come
tutto fosse di esistere felice.
(da Ultime cose, 1944)
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CECILIA MOSCOVICH
ESTATE
È tornata l’estate
come una promessa umida.
È tornata l’estate
come un sottile veleno.
Il mio cane insegue un rospo
la mia vicina è uscita sulla porta
a prendere il fresco
e apre un sacchetto di cellofan
che vibra proprio come i grilli.
Mio papà mi chiama dall’interno.
Vado a portare i vuoti.
Sono andata a nuotare e il mio corpo si sente leggero
elastico e freddo.
Il giornalaio mi dice
come è grasso il tuo cane,
però è bello.
Non c’è niente come andare a nuotare
e a portare i vuoti
e sentire che domani,
domani di certo
arriverà l’amore.
(da Il tubo da giardino, 2010)
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LA FRASE DEL GIORNO
L’estate ha toccato con le labbra il seno della nuda terra. / E ha lasciato il segno rosso di un papavero.
FRANCIS THOMPSON
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