NIKIFÒROS VRETTÀKOS
PICCOLI INNI DI ODE AL SOLE, III
Se parlo così spesso del sole
non è perché ero un bambino
nudo e mi ha vestito.
Così
mi comandano gli alberi che lo
trasformano in fiori, e le api che
a goccia a goccia lo versano senza posa
nelle loro celle. E me lo ordina anche
il cuore, che ha dentro
un piccolo affluente, una vena
tutta mia, da cui il sole stilla
senza posa poesie.
(da L’occhio di luce del sole, 1984 - Traduzione di Gilda Tentorio)
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“Possa il Sole a Oriente, possa il Sole a Occidente, possa il Sole a Settentrione, possa il Sole a mezzogiorno, possa il Sole dare vita perfetta, e dotarci di lunga vita” è scritto nelle Sūrya Upaniṣad. La forza vivificatrice del Sole è celebrata sin dall’Inno ad Aton dell’antico Egitto (XIV secolo avanti Cristo): “Tu fai le stagioni per far sì che si sviluppi tutto quel che tu crei”. Dalla Grecia di Helios, il “sole che tutti vede e tutti ascolta” dell’Iliade viene anche il poeta Nikifòros Vrettàkos che ha in tutti gli elementi dell’universo, ma soprattutto nel Sole, la sua Musa.
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DIPINTO DI VLADIMIR KUSH
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LA FRASE DEL GIORNO
Non finisce la poesia, come / non finisce anche il cielo.
NIKIFÒROS VRETTÀKOS, L’abisso del mondo
Nikifòros Vrettàkos (Krokeès, 1° gennaio 1912 – Plumitsa, 4 agosto 1991), scrittore e poeta greco. Partito per Atene alla scoperta del mondo, ne fu deluso. Prese parte in prima linea alla Seconda guerra mondiale e alla resistenza. Espulso dal Partito Comunista per il suo umanesimo di pace, visse in esilio la dittatura dei colonnelli.
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