PILAR PAZ PASAMAR
UNITÀ
Mamma, tu non sei più tua ma mia.
Te ne sei andata come la luna sull’acqua.
Tutto il tuo chiarore si è specchiato
immenso, nella mia anima.
Mamma, non ci sei più,
il tuo sorriso non è il tuo sorriso.
Sono io che ti sorrido,
che muovo le tue mani.
Che ti vivo e respiro per te.
Non ci sei più, madre mia.
Hai impresso il tuo chiarore come
la luna sul lago.
In me la tua immagine galleggia,
riposa, dorme, volteggia,
in una simbiotica unità che livella
la tua carne con la mia,
i tuoi occhi con i miei,
il tuo dolore con il mio.
E la tua fine – spegnerti sorridendo – è la mia.
- La tua fine!-
Lassù ti aspetterà una stella.
Io ti terrò con le mani (così giovani!)
più su del mare, più su del tempo.
E saremo insieme, madre mia, così vicini
che Dio non potrà distinguere se sei una
o se siamo uno noi che siamo morti.
(da Mara, 1951)
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Si dice che “nessuno muore finché vive nel cuore di chi resta”. Ed è quello che esprime in versi la poetessa spagnola Pilar Paz Pasamar in questa poesia che ho scelto per celebrare la Festa della Mamma, con l’augurio che quel chiarore di madre sia sempre con noi.
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GUSTAV KLIMT, “LE TRE ETÀ DELLA DONNA”, PART.
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LA FRASE DEL GIORNO
Le verità che contano, i grandi principi, alla fine, restano due o tre. Sono quelli che ti ha insegnato tua madre da bambino.
ENZO BIAGI, Strettamente personale
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