Maggio, mese delle rose e del rigoglio, è probabilmente uno dei preferiti di tutti. I poeti spagnoli Jorge Guillén e Luis López Anglada ne assaporano l’arrivo gustandone la dolcezza e la speranza, la soavità delle sere e lo splendore fiorito e assolato del giorno.
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JORGE GUILLÉN
I TRE TEMPI
Rapida la sera
vibrò come quelle
d'allora - ricordi? -
intime ed immense.
Era quell'aroma
di maggio e di giugno
con i benefici congiunti
di fiori e di fronde.
Fisso nel ricordo
vidi come preservi,
cuore pur assente
dal sole, un tempo eterno.
Le rose godute
il tuo stupore accrescono,
incessante in alto
estasi al futuro.
Di nuovo impazienti,
le gioie trascorse
su labbra con sete
vanno da un Oggi a un Sempre.
(da Poesia spagnola del ‘900 – Traduzione di Oreste Macrì)
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LUIS LÓPEZ ANGLADA
LE PRIMAVERE CHE MI RESTANO
Le primavere che restano voglio
che trovino sveglia la mia allegria.
Non so quante saranno. Ma terrei
sempre Maggio imprigionato nell'anima.
Come quell'olmo di Machado, aspetto
comunque il mio turno di miracolo.
Non mi negate un sogno. Altrimenti
mi rimarrebbe soltanto Gennaio.
Qualcuno dice che tutto è diverso,
che i tempi sono cambiati e davanti
ci sono solo il ricordo e la cenere,
ma io, nel caso, quando giunge Maggio
distendo l'anima al sole, perché
prenda quanta più speranza è possibile..
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LA FRASE DEL GIORNO
Ben venga Maggio e il gonfalon selvaggio! / Ben venga primavera / Che vuol ch'uom s'inamori.
ANGELO POLIZIANO, Rime
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