DARIA MENICANTI
LA FESTA DEL GRILLO
Questo me l’han portato dal Galluzzo.
È d’uso nelle serenate
dell’Ascensione depredare i campi
fare gabbie di grilli.
Entro ciascuna
trema la piccola cosa acclamante
di stelle e luna
fino alla sua sorte.
Ma il mio. Lo lascio sulla via Marcello:
- Caro, l’avverto, ti contenterai
di un povero giardino di città. –
E gli apro la guardiola. Io non ignoro
quanto amino la libertà i poeti.
(da Ferragosto, 1986)
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La festa del grillo è una tradizione fiorentina per l’Ascensione: in tale occasione – un tempo, almeno, finché la coscienza animalista non ha consigliato di sostituire l’insetto con un congegno meccanico – si rinchiudeva un grillo in una gabbietta di legno. È quello il grillo che impietosisce Daria Menicanti: la poetessa avverte in quel piccolo insetto un suo simile, un piccolo poeta che canta alle stelle e alla luna, e gli ridona libertà lasciandolo nel piccolo parco verde di Via Benedetto Marcello, non lontano dalla Stazione Centrale di Milano.
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SARA SANDERSON, “CRICKET”
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LA FRASE DEL GIORNO
Secondo me il poeta non è uno che merita di essere ammirato perché crea. È uno che merita di essere ringraziato perché libera. Lui non crea niente. Fa nascere ciò che altri ha concepito. Esonera dal travaglio del parto. Mette a nudo creature che non gli appartengono.
DON TONINO BELLO, Alfabeto della vita
Daria Menicanti (Piacenza, 1914 – Mozzate, 4 gennaio 1995), poetessa, insegnante e traduttrice italiana. In lei si mescolano il registro sarcastico e ironico e quello più sottile della malinconia. Per Lalla Romano la sua era “una voce nuova, moderna e classica, per niente alla moda, ma libera e anche audace”.
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