ALFONSO GATTO
DENTRO L’AMORE
Al segno che ti dà la stanza sciogli
sulla parete l’ombra dei capelli,
le braccia alzate, la flessuosa voglia
d’avermi, e già dal ridere mi volti
nella raffica buia, mi cancelli
per affiorare dal lamento vano.
Smarrita, nel cercarmi con la mano,
nel distinguermi il volto, grata, piena
d’aperto e poi ripresa dalla lena
della dolcezza, calma a poco a poco
come in un lungo brivido. Dal gioco
degli occhi che balbettano mi ridi
sul petto a colpi di piccoli gridi.
(da Poesie d’amore, 1973)
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In diretta dalla passione, dall’eros, dall’amore fisico arriva questa poesia di Alfonso Gatto, che ritrae come una soggettiva i piccoli gesti dell’amata e le emozioni che le affiorano sul viso. È lo stesso Gatto a spiegare il senso dei versi in una delle note alla raccolta: “L'essere dentro l’amore fisico, nello stretto intenso di noi, ci apre agli spazi e ai traslati della nostra ideazione: sul fatto le libere risorse del fare: quel che è appreso, scoperto: una sorpresa, un treno di «figure». L’amore innato (congenito) nasce sul momento”.
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RINA KARKABI, “ENCHANTED MELODY”
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LA FRASE DEL GIORNO
Circolo chiuso ad ogni essere è l’amore che lo regge.
ALFONSO GATTO, Poesie
Alfonso Gatto (Salerno, 17 luglio 1909 – Orbetello, 8 marzo 1976), poeta e scrittore italiano. Ermetico, ma di confine, giornalista e pittore, insegnante di Letteratura all'Accademia di Belle Arti, collaboratore di “Campo di Marte”, la sua poesia è caratterizzata da un senso di morte che si intreccia al vivere.
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