NAZIM HIKMET
FOGLIE MORTE
Lipsia, settembre 1961
Veder cadere le foglie mi lacera dentro
soprattutto le foglie dei viali
soprattutto se sono ippocastani
soprattutto se passano dei bimbi
soprattutto se il cielo è sereno
soprattutto se ho avuto, quel giorno, una buona notizia
soprattutto se il cuore, quel giorno, non mi fa male
soprattutto se credo, quel giorno, che quella che amo mi ami
soprattutto se quel giorno mi sento d'accordo con gli uomini e con me stesso
veder cadere le foglie mi lacera dentro
soprattutto le foglie dei viali dei viali d'ippocastani.
(da Poesie d’amore, Mondadori, 2002 – Traduzione di Joyce Lussu)
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“I lunghi singulti / dei violini / d'autunno / mi lacerano il cuore / d'un languore / monotono” scriveva Paul Verlaine. È la stessa lacerazione che prova il poeta turco Nazim Hikmet davanti al primo cadere delle foglie nei viali di settembre, all’annuncio di quell’autunno che è cominciato alle 4.29 di questa mattina con l’equinozio e che invaderà lentamente l’animo con la sua dolce malinconia – quella è la lacerazione, la consapevolezza del destino umano che le foglie che cadono richiamano: dal “Quale è la generazione delle foglie, / tale è anche quella degli uomini” dell’Iliade al “Si sta come / d’autunno / sugli alberi / le foglie” di ungarettiana memoria.
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LEONID AFREMOV, “SILENCE OF THE FALL”
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LA FRASE DEL GIORNO
Le foglie ingiallite rappresentano l'autunno con tutta l'incertezza e la malinconia delle creature che ci abbandonano per sempre.
ROMANO BATTAGLIA, Foglie
Nâzım Hikmet Ran (Salonicco, 15 gennaio 1902 – Mosca, 3 giugno 1963), poeta, drammaturgo e scrittore turco naturalizzato polacco. Definito "comunista romantico" o "rivoluzionario romantico, è considerato uno dei più importanti poeti turchi dell'epoca moderna. Considerato sovversivo dal regime, scontò 17 anni di carcere prima dell’esilio nei paesi dell’est europeo.
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