IOSIF BRODSKIJ
STROFE VENEZIANE, 2, II
Un’alba lunga. Il marmo freddo e nudo delle anche
della nuova Susanna, al momento di entrare nell’acqua,
è accompagnato dal ronzio delle cineprese
di due nuovi vecchioni, giapponesi.
Due o tre pingui piccioni si staccano da un capitello
e si trasformano in gabbiani: è quello
che si paga a volare sull’acqua o è calunnia che un letto
racconta assonnato a un soffitto.
(Da Poesie italiane, 1996 - Traduzione di Giovanni Buttafava e Serena Vitale)
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L’amata Venezia di Iosif Brodskij, Premio Nobel russo, si veste di una malinconica alba, mentre la città piomba già nelle cineprese dei turisti. È una Venezia onirica, felliniana, capace di trasformare i colombi in gabbiani e i marmi dei palazzi nella figura biblica di Susanna alle prese con i vecchioni: la bella ragazza sorpresa mentre fa il bagno nel giardino di casa da due vecchi giudici che la ricattano minacciando, se non si concede loro, di riferire di averla sorpresa con un amante.
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LA FRASE DEL GIORNO
Venezia soffre soprattutto delle conseguenze di una cultura che tende ad estrapolarla, a farne qualcosa che non appartiene più alla vita, ma soltanto ai sogni dei poeti (dei cattivi poeti, tuttavia, giacché i poeti veri hanno, e come!, il senso del rapporto tra l'arte e la vita).
GIORGIO BASSANI, Un Paese sacro
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