venerdì 26 agosto 2022

Pazzo di gioventù


EUGENIO MONTALE

ANNETTA

Perdona Annetta se dove tu sei
(non certo tra di noi, i sedicenti
vivi) poco ti giunge il mio ricordo.
Le tue apparizioni furono per molti anni
rare e impreviste, non certo da te volute.
Anche i luoghi (la rupe dei doganieri,
la foce del Bisagno dove ti trasformasti in Dafne)
non avevano senso senza di te.
Di certo resta il gioco delle sciarade incatenate
o incastrate che fossero di cui eri maestra.
Erano veri spettacoli in miniatura.
Vi recitai la parte di Leonardo
(Bistolfi ahimè, non l’altro), mi truccai da leone
per ottenere il ‘primo’ e quanto al nardo
mi aspersi di profumi. Ma non bastò la barba
che mi aggiunsi prolissa e alquanto sudicia.
Occorreva di più, una statua viva
da me scolpita. E fosti tu a balzare
su un plinto traballante di dizionari
miracolosa palpitante ed io
a modellarti con non so quale aggeggio.
Fu il mio solo successo di teatrante
domestico. Ma so che tutti gli occhi
posavano su te. Tuo era il prodigio.

Altra volta salimmo fino alla torre
dove sovente un passero solitario
modulava il motivo che Massenet
imprestò al suo Des Grieux.
Più tardi ne uccisi uno fermo sull’asta
della bandiera: il solo mio delitto
che non so perdonarmi. Ma ero pazzo
e non di te, pazzo di gioventù,
pazzo della stagione più ridicola
della vita. Ora sto
a chiedermi che posto tu hai avuto
in quella mia stagione. Certo un senso
allora inesprimibile, più tardi
non l’oblio ma una punta che feriva
quasi a sangue. Ma allora eri già morta
e non ho mai saputo dove e come.
Oggi penso che tu sei stata un genio
di pura inesistenza, un’agnizione
reale perché assurda. Lo stupore
quando s’incarna è lampo che ti abbaglia
e si spenge. Durare potrebbe essere
l’effetto di una droga nel creato,
in un medium di cui non si ebbe mai
alcuna prova.

(da Diario del '71 e del '72, Mondadori, 1972)

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Annetta è Anna degli Uberti, ragazza dai toni crepuscolari conosciuta da Eugenio Montale nelle villeggiature degli Anni ‘20 a Monterosso: “Le tue apparizioni furono per molti anni / rare e impreviste, non certo da te volute”. Quell’amicizia amorosa la trasformerà nei versi in Annetta o Arletta, protagonista della Casa dei doganieri, figura ormai morta, capace soltanto di manifestarsi nella memoria: “Tu non ricordi; altro tempo frastorna / la tua memoria; un filo s’addipana. // Ne tengo ancora un capo; ma s’allontana / la casa e in cima al tetto la banderuola / affumicata gira senza pietà. / Ne tengo un capo; ma tu resti sola / né qui respiri nell’oscurità”. E ormai anziano, Montale, nel 1972, si pone ancora una volta la questione di quella ragazza perduta nelle maglie del tempo, venuta a rappresentare l’assenza, a simboleggiare la rinuncia e la caducità.

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FELICE CASORATI, "STUDENTESSA"


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  LA FRASE DEL GIORNO   

La vita che dà barlumi / è quella che sola tu scorgi.
EUGENIO MONTALE, Le occasioni




Eugenio Montale (Genova, 12 ottobre 1896 – Milano, 12 settembre 1981), poeta e scrittore italiano, Gli fu conferito il Premio Nobel per la Letteratura nel 1975 “per la sua poetica distinta che, con grande sensibilità artistica, ha interpretato i valori umani sotto il simbolo di una visione della vita priva di illusioni”, ovvero la “teologia negativa” in cui il "male di vivere"  si esprime attraverso la corrosione dell'Io lirico tradizionale e del suo linguaggio.


1 commento:

alberto bertow marabello ha detto...

lasciamo in giro semini,
qualcuno poi germina, germina anche se noi non lo sappiamo