ODYSSEAS ELYTĪS
DONO POESIA D’ARGENTO
So che è niente tutto questo e che non ha alfabeto la lingua che parlo
Anche se il sole e le onde sono una scrittura sillabica che soltanto il tempo dell’esilio e del dolore sa decifrare
E la patria un affresco con strati successivi franchi o slavi che se per caso ti metti a restaurare finisci subito in galera e fai la tua apologia
A una folla di Potenze straniere sempre però attraverso la tua
Come accade con le disgrazie
Ma immaginiamoci un’aia d’altri tempi che può anche trovarsi in un palazzo dove giocano bambini e chi perde
Deve secondo le regole dire agli altri e a dare una verità
Finché tutti alla fine si trovano a stringere in mano un piccolo
Dono poesia d’argento
(da L’albero di luce e la quattordicesima bellezza, 1971 – in È ancora giorno, Donzelli, 2000 – Traduzione e cura di Paola Maria Minucci)
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Odysseas Elytīs, esule in Francia, espone la sua poetica in un particolare momento storico: è quello della crisi politica della Grecia, governata dal 1967 dalla Giunta, la Dittatura dei Colonnelli, che operò un continuo processo di arresti e deportazioni degli oppositori. Ancora più palese diventa allora il rapporto tra poesia e verità, la voce del rimpianto e della nostalgia che grida dai tempi della memoria, dall'innocenza dell'infanzia.
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ILLUSTRAZIONE © ANTOLY777/PIXABAY
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LA FRASE DEL GIORNO
Per il poeta - questo può sembrare paradossale, ma è la verità – l’unico linguaggio comune che può ancora usare sono le sue sensazioni.
ODYSSEAS ELYTĪS, Lettura per il Nobel
Odysseas Elytīs, pseudonimo di Odysseas Alepoudellīs (Candia, 2 novembre 1911 – Atene, 18 marzo 1996), poeta greco, tra i maggiori Surrealisti, è stato insignito del Premio Nobel per la Letteratura nel 1979 per “il desiderio di libertà intellettuale e sviluppo della creatività, che traspare dalla sua poesia”.
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