WISŁAWA SZYMBORSKA
FORAMINE
Be’, metti, per esempio, le foramine.
Vivevano qui, perché c’erano, e viceversa.
Come potevano, visto che potevano e in che modo.
Al plurale, perché al plurale,
anche se ciascuna separatamente,
nel proprio, perché nel proprio
guscio di calcare.
A strati, poiché a strati,
il tempo poi le riassumeva,
senza entrare nei dettagli,
perché nei dettagli c’è pietà.
Ed ecco davanti a me
due viste in una:
necropoli penosa
degli eterni riposi,
ossia
incantevoli rocce bianche, emerse dal mare,
dal mare azzurro,
rocce, che sono qui, poiché ci sono.
(da Qui, Scheiwiller, 2009 - Traduzione di Pietro Marchesani)
.
L’attenzione al particolare conduce nelle ultime raccolte di Wisława Szymborska – in particolare Due punti del 2008 e Qui del 2009 – a uno stupore: così, davanti a una distesa di roccia bianca la poetessa polacca si sorprende a pensare al destino delle foramine, quei protozoi marini dal guscio grande fino a 14 cm presenti sulla Terra sin dal Cambriano che, fossilizzatisi, diedero origine a quelle distese sedimentarie.
FOTOGRAFIA © MIKE NORTON
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LA FRASE DEL GIORNO
La Natura, forse, deve ingannare, / e per riuscirci, e per provvedere, / comincia a pescare ciò che è affondato / nello specchio dell’oblio.
WISŁAWA SZYMBORSKA, Qui
Wisława Szymborska (Kórnik, 2 luglio 1923 – Cracovia, 1º febbraio 2012), poetessa e saggista polacca, insignita del Premio Nobel per la Letteratura nel 1996 “per una poesia che, con ironica precisione, permette al contesto storico e biologico di venire alla luce in frammenti d'umana realtà”.
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