KARMELO C. IRIBARREN
FAX AI POETI
Non preoccupatevi.
continuate
ad addobbare
i vostri fottuti alberi
di Natale.
Farò io
il lavoro
sporco.
(da Serie B, 1999)
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Se la poesia è “uno sporco lavoro ma bisogna pur che qualcuno la faccia” allora a questo servono i poeti, anche quelli “maledetti” alla Bukowski come Karmelo C. Iribarren: perché la poesia non omologa, ma è la vera voce del mondo, quella della coscienza, il Grillo Parlante inascoltato, quello che, come scrisse Ungaretti, “incomincia a trasgredire tutte le leggi” e ci aiuta a sentire, a capire.
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FABIAN PEREZ, "UOMO AL BAR VII"
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LA FRASE DEL GIORNO
C'è qualcosa nella poesia che forse è ciò che rende la poesia ciò che è. Non si può definire con grande precisione. Non sai davvero perché un poeta ti interessa molto e un altro non ti interessa affatto. Ci saranno affinità, non solo nella forma, nell'espressione o nell'argomento, perché in questo tendono ad essere molto simili. C'è qualcosa nella poesia che sorge dalla poesia, sorge in un modo o nell'altro.
KARMELO C. IRIBARREN, JotDown, Dicembre 2017
Karmelo C. Iribarren (San Sebastián, 19 settembre 1959), è un poeta spagnolo, autodidatta. Associata al “realismo sporco” di Bukowski e Carver, in realtà la sua è una poesia più minimale, molto spesso frutto di osservazione della strada e dei bar, che l’ha fatta definire “realismo pulito” e “poesia di esperienza”. Tra le sue raccolte poetiche Serie B, Dal fondo del bar, Ondata di gelo, Attraversando la notte, La pelle della vita.
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