PIERO BIGONGIARI
LA TEMPESTA
Forse è questa l’ora di non vedere
se tutto è chiaro, forse questa è l’ora
ch’è solo di sé paga, ed il tuo incanto
divaga nell’inverno della terra,
nell’inferno dei segni da capire.
Ma non farti vedere dimostrare
ancora le tue formule, è finita
l’orgia dei risultati rispondenti
alle cause. Sei sola, batti i denti
accosto ai vetri nevicati, tetri.
Divergono in un morbido riaccendersi
d’altro sangue i destini che ci unirono.
Tu li ricordi come – in queste tarde
ore che riscoccano dalla pendola –
in un fuoco di tocchi, in un orrendo
scatenarsi, dai tuoi armadi, di bambole.
La nostra vita, catturata, vedi,
mentr’era armata solo di silenzio,
come dai parafulmini ridesti
da un lampo, trova il filo da seguire
per non morire restando se stessa.
(da Rogo, Edizioni della Meridiana, 1952)
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Misteriosa, oscura, ermetica: Silvio Ramat trova in questa poesia di Piero Bigongiari “oggetti-segnali montaliani”, in effetti c’è tutto l’armamentario ermetico – richiama anche molte liriche di Mario Luzi per l’atmosfera. Spicca quella figura di donna, donna che è stata amata, che ancora lo è, anche se ha percorso un’altra strada, diversa da quella del poeta.
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CHILDE HASSAM, "FINESTRA D'INVERNO A NEW YORK"
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LA FRASE DEL GIORNO
È facile dire quello che non si è / ma quello che si è, è solo degli altri / che non possono dirlo.
PIERO BIGONGIARI, Rogo
Piero Bigongiari (Navacchio, 15 ottobre 1914 – Firenze, 7 ottobre 1997), poeta e critico letterario italiano. Insegnò storia della letteratura italiana moderna e contemporanea all’Università di Firenze. È considerato esponente di un ermetismo purista in cui dominano metafisicamente il tema dell’assenza, un forte anelito religioso e la trasfigurazione simbolica della realtà.
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