PHILIPPE JACCOTTET
LETTERA
Michelle, noi fummo uccelli che si sfiorano,
frecce verso la luce, che s'inseguono
gridando sempre più in alto, fino all'estasi,
sorella dell'effimero.
- Non servono le immagini fra noi: dissi parole
in sogno, che rendono più breve la distanza
fra i nostri corpi, figure infernali; tu sapevi
formarne anelli abbastanza stretti
perché esultassero scordando i loro limiti
e la morte che - curiosa - dietro aspetta;
io, ero troppo spesso un fanciullo distratto,
viaggiavo e poi invecchiavo, abbandonandoti,
e quando risalimmo lassù verso l'alba cruda,
ero uno spettro che tu guidavi di strada in strada,
là dove il canto del gallo mai più l'avrebbe raggiunto.
Eppure quest'ombra ti amava. E non sai mai
laggiù cosa ti attende, quale abbraccio...
- Abitante di questa notte, penserai
senza troppo odio a chi dimora chissà dove
e ti sfiorò come un uccello sulle palpebre,
poi risalì, senza cessare di scorgere in basso
il tuo sorriso scintillante come un fiume.
(da Lo spettro e altre poesie, 1953 – Traduzione di Fabio Pusterla)
“Sei qui, l'uccello del vento gira, / tu mio dolore, mia ferita, mio bene. / Vecchie torri di luce stanno annegando / e la tenerezza apre le sue strade / La terra è ora la nostra patria”: il poeta svizzero Philippe Jaccottet e Michelle sono due amanti che si inseguono nel tempo ma senza mai trovarsi, viaggiatori su strade parallele, su piani che mai si incontrano ma che intersecano l’ombra e l’assenza, la luce e il possibile.
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RAFAL OLBINSKI, "LEZIONE IN BLU"
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LA FRASE DEL GIORNO
Come il fuoco, l’amore splende solo / sulla mancanza, e sopra la beltà dei boschi in cenere.
PHILIPPE JACCOTTET, L’ignorante
Philippe Jaccottet (Moudon, 30 giugno 1925 – Grignan, Francia, 24 febbraio 2021), scrittore, poeta, traduttore e critico letterario svizzero di lingua francese. La sua poesia si sforza di trovare una relazione con la natura e il mondo, cercando di preservare l’emozione di fronte alle cose viste, lavorando ora sul percepito ora sul sentito.
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