GHIORGOS SEFERIS
SCOLII
Sulla veranda si era fatta sera
la fretta batteva le ali a noi vicina
e nei due cuori aveva la sua tana
una confessione contrapposta.
Sfiorita la voce infruttuosa
sui labbri sciami di errori a iosa
solo dal fondo del corpo, cielo,
aspettavamo della grazia il velo.
Il buio ronzava nella villa
e dalla luce della stella a oriente
fino al magnete dei tuoi capelli,
ricorda l'angelo trascendente
all'improvviso con rapidi anelli
caduti, due ventagli nel pensiero
che con la stessa implorazione
leggevamo come un evangelo.
Donna estranea al mio cuore,
bella donna adorata,
mi resta il tuo stupore
in questa sera insensata
dei tuoi occhi gli anelli neri
e l'orrore leggero della sera…
Chìnati, rientra nel tuo fodero
lama del mio silenzio, mia chimera.
(da Le poesie, Crocetti, 2017 – Traduzione di Nicola Crocetti)
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Una visione, il ricordo di un amore lontano e perduto, si ricrea in questi versi del poeta greco Ghiorgos Seferis, Premio Nobel per la Letteratura nel 1963. Gli scolii sono le annotazioni che vengono apposte a un testo manoscritto, e in questo caso vengono a commentare ciò che è stato, la bellezza di un passato che però lì rimane confinato e, se ritorna una sera, è soltanto un’illusione che non può avere i toni consolatori della nostalgia.
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LEONID AFREMOV, "GLI INNAMORATI II"
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LA FRASE DEL GIORNO
La poesia ha le sue radici nel respiro umano: e cosa mai saremmo se il nostro respiro dovesse venir meno?
GHIORGOS SEFERIS, Lettura per il Premio Nobel, 11 dicembre 1963
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