JOHN DONNE
IL CUORE INFRANTO
Completamente folle è chi dice
d’essere stato innamorato per un’ora
e non perché l’amore svanisce cosi presto,
ma perché in minor tempo dieci ne divora;
chi mai mi crederà, se io vi giuro
d’aver avuto la peste per un anno?
Chi mai non riderebbe, se affermassi d’aver visto
una fiasca di polvere bruciare un giorno intero?
Ah, che balocco è il cuore,
se cade nelle mani dell’amore!
Tutti i dolori fanno posto ad altri dolori,
e solo un po’ ne chiedono per sé;
vengono a noi, ma Amore ci trascina,
ci inghiotte e non mastica mai: come mitraglia
ci uccide in grande schiera.
E’ il Luccio tiranno, i nostri cuori pesciolini.
Se non fosse così, che avvenne al mio cuore
quando ti vidi per la prima volta?
Portavo un cuore entrando nella stanza,
ma uscendo non lo avevo più:
fosse andato da te, lo so bene, il mio cuore
forse avrebbe insegnato al tuo a mostrarsi
con me più pietoso: ma l’Amore, ahimè,
come vetro lo infranse al primo colpo.
Eppure niente può accadere al niente,
né alcun luogo può essere mai vuoto,
per questo penso che il mio petto
ancora conservi quei frammenti, separati;
e come gli specchi infranti mostrano
centinaia di piccoli volti, così i miei frammenti di cuore
possono scegliere, desiderare e adorare,
ma dopo un tale amore, non possono più amare.
(da Poesie, 1633)
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All’amore è impossibile sottrarsi: come diceva Archia di Antiochia è davvero un’impresa fuggire a un dio alato e armato che ti insegue senza darti tregua: quando ti cattura poi, diventi un giocattolo nelle sue mani. Lo sa bene il poeta inglese John Donne, che trasforma un tema classico della poesia di tutti i tempi in una meditazione metafisica piena di immagini sorprendenti ed efficaci, dall’effetto simile alla polvere da sparo incendiata al vorace luccio che divora i piccoli pesci, dal cuore svanito nella stanza ai mille riflessi di un viso nei pezzi di uno specchio infranto.
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CHARLES-ANDRÉ VAN LO, “CUPIDO CON UN ARCO”
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LA FRASE DEL GIORNO
Mi chiedo in verità che cosa mai abbiamo fatto prima di amare?
JOHN DONNE, Canzoni e sonetti
John Donne (Londra, 22 gennaio 1572 – 31 marzo 1631), poeta, religioso e saggista inglese, avvocato e chierico della Chiesa d'Inghilterra. Scrisse sermoni e poemi di carattere religioso, traduzioni latine, epigrammi, elegie, canzoni, sonetti e satire. Considerato come il rappresentante inglese del concettismo durante il Siglo de Oro, incarnò la reazione all’uniformità dell’epoca elisabettiana e l’apertura al barocco.
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