UMBERTO SABA
PIÙ SOLI
Giungemmo dove si ritrova il mare,
con spiagge solitarie, onde turchine.
Dai due arsenali, da tante officine,
da Trieste che amiamo attraversare
tutta al ritorno, sempre più lontani,
e più nostri, in più deserta riviera.
Sopra uno scoglio nella rossa sera
seduti accanto, non l’abbandonavo
con lo sguardo, ma sempre l’affondavo,
sempre più invano nei suoi occhi strani
di luna che tra le nubi viaggia;
che mentre intorno a un’anima selvaggia
e ad una bella persona m’affanno,
i suoi pensieri chi sa dove vanno!
Da una nave tra molte altre ormeggiata
venne un suon di fanfara e si distese;
nei suoi occhi una lacrima s’accese,
rifulse sulla guancia imporporata.
(da Trieste e una donna 1910-1912, Mondadori, 1950)
.
Due innamorati, Umberto Saba e la sua giovane moglie, Carolina Wölfler, che nelle sue poesie è semplicemente Lina. Ma la protagonista assoluta di questi versi è la città, Trieste, che emerge dal panorama per stagliarsi con le sue spiagge e le sue fabbriche marinare, con i suoi moli e le sue vie: “Né a te dispiaccia, amica mia, se amore / reco pur tanto al luogo ove son nato. / Sai che un più vario, un più / movimentato / /porto di questo è solo il nostro cuore”.
.TRIESTE, MOLO AUDACE - FOTOGRAFIA © TRIESTE RACCONTA TRIESTE
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LA FRASE DEL GIORNO
La mia città che in ogni parte è viva, / ha il cantuccio a me fatto, alla mia vita / pensosa e schiva.
UMBERTO SABA, Trieste e una donna
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