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martedì 29 aprile 2025

I leoni nella notte


SERGIO SOLMI

I LEONI

Urlavano i leoni nella notte,
gonfiavano nel buio, dardeggiavano
l'ugola in fiamme al fanciullo atterrito.
Di sotto al vecchio armadio, d'improvviso
si stendeva la zampa imperiosa,
si stirava, graffiava l'impiantito.
Venne un giorno, scomparvero i leoni.
Non c'erano
alla stazione di Sovilla, sotto
le nuvole ronzanti, s'anche uscivano
dal gioco scomparendo
nel grano verde e i compagni, se presso
volavano i rametti al doppio colpo
lassù, dell'arboreo cecchino.
                                Non c'erano
più tardi,
nella città divampante, nei laghi
di fosforo, a filo
della pistola, nella gabbia cieca
del prigioniero.
                       Oggi che l'ombre
della sera s'infoltano, qualcosa
nel buio si rimuove, silenziosi
dall'infanzia ritornano i leoni?
Ah, ch'io più non ne tremi, ch'io con fermo
cuore m'avvii, ridiscenda
sulla soglia, a incontrarli.

(da Poesie complete, Adelphi, 1974)

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Le misteriose apparizioni dei leoni, immaginario delle paure infantili, popolano questa poesia di Sergio Solmi e in breve vengono soppiantati dall'incubo dei cecchini, dalle detonazioni sul campo di battaglia - Solmi fu un "Ragazzo del'99", giovane ufficiale di fanteria durante la Prima guerra mondiale. E ancora si trasformano nei bombardamenti della Seconda guerra mondiale, nella cella dove fu recluso da partigiano a San Vittore. E forse sono pronti a ritornare dall'infanzia i leoni, ora che il poeta è ormai anziano.

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DIPINTO DI ERIC WILSON

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  LA FRASE DEL GIORNO  

Eppure, e forse perciò stesso, soltanto le passioni possono farci veramente conoscere qualcosa di noi. L'odio l'amore, il disgusto, l'umiliazione, soprattutto l'umiliazione. Essa incide spesso in noi un pensiero rigoroso, come un lampo, nella notte, ci rivela le ramificazioni di una foresta.
SERGIO SOLMI, Corrente, anno III, n.7, 15 aprile 1940

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Sergio Solmi (Rieti, 16 dicembre 1899 – Milano, 7 ottobre 1981),  scrittore, poeta, critico letterario e saggista italiano. È stato poeta tanto originale quanto radicato nella tradizione italiana nonché felice traduttore. Come critico, si occupò di letteratura francese (Alain, Montaigne, Rimbaud), di paraletteratura e di Giacomo Leopardi.


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