venerdì 6 maggio 2016

Friuli, 6 maggio 1976

 

MARIA LUISA SPAZIANI

MINIMA ANTOLOGIA PALATINA

ai vivi e ai morti del Friuli

Gli sposi

Grazie alle rate avevamo la cucina bianca,
il lampadario a gocce, le tende del salone,
la culla di Roberto con tre mesi di anticipo.

Abitavamo già la nostra tomba
dandole un altro nome.

Elena l'archeologa

Da anni amavo Schliemann, sognavo di scavare a Micene
fra inerti zolle e vederne affiorare armature
e fulgide collane e il diadema di Paride.

Ma mi sfreccia sugli occhi una banda di topi nostrani,
sul petto ho il macigno di una macchina Singer.
La morte mi ha svegliata. Per me ora gli altri scavano.

La madre immigrata

Tutto era pronto per le nozze di Melina,
il velo, i bicchieri in fila, sei parenti da Trapani,
le mie unghie laccate in rosso per la prima volta.

Ora le mani sono artigli di ferro che scavano,
scavano sanguinando alla ricerca di lei,
con la sua prima notte in antri senza sogni.

Lo studente di psicanalisi

Solo con strazio tu vedrai le viscere
della terra (Lui disse) o di te stesso.
Caro professor Freud, un suo umile allievo
le manda un doppio grazie dalle viscere
per quella bella epigrafe da Lei scritta anzitempo.

Patrizia la cantante

Mi diceva il Maestro «Non sforzi la voce,
il venti ha la prima a Udine, il timbro è perfetto».
Parlavo solo a gesti, avevo grandi ambizioni.

Ma Ombretta da due giorni è sotto qualche trave
e raspo tra i mattoni come una cagna impazzita
e ululo da farmi sentire a Ortisei.

Roberto

Dormivo dentro il ventre della mamma
quando un boato annullò la promessa.
Nessuno si giustifichi o mi spieghi.
Non c'è lingua comune tra me e i vivi,
e tutto sommato non ne vale la pena.

(da Transito con catene, Mondadori, 1977)

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6 maggio 1976: ero poco più che un bambino allora ma molto mi sgomentò il terremoto che devastò il Friuli alle nove di sera precise. Era un luogo a me caro perché passavo le vacanze estive a Lignano Sabbiadoro. Il sisma di 6,4 gradi Richter (9° Mercalli si diceva però allora) lasciò mille morti e macerie a Gemona, Osoppo, Buja, Venzone, Majano. Era un giovedì e la notizia, senza i mezzi di comunicazione di adesso, esplose l’indomani: ricordo persino che il professore di Educazione artistica (ero alle medie) ci chiese come compito per il lunedì successivo un disegno sul terremoto. La poetessa Maria Luisa Spaziani tracciò nell’occasione una specie di Spoon River friulana, una serie di epigrafi come quelle che si trovano appunto nell’Antologia Palatina: sogni infranti, madri che scavano tra le macerie alla ricerca dei figli, un bambino che non nascerà…

 

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.Udine

FOTOGRAFIE © IL GIORNO/UDINE TODAY

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LA FRASE DEL GIORNO
Sembra che gli uomini provino più sensi di colpa per i terremoti che per le guerre che essi stessi fomentano.
ELIAS CANETTI, La provincia dell’uomo




Maria Luisa Spaziani (Torino, 7 dicembre 1922 – Roma, 30 giugno 2014), poetessa italiana formatasi nel clima postermetico di chiara ascendenza montaliana. La sua poesia è venuta via via distendendosi dal mottetto o epigramma a forme narrativo-discorsive.


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