ANTONIO PORTA
IN RE
Lo sguardo allo specchio scruta l’inesistenza,
i peli del sopracciglio moltiplicano in labirinto,
l’occhio nel vetro riflette l’assenza, nel folto
i capelli, temporanea parrucca, sgomentano le mani:
cadono sulle guance.
L’inquietudine prolungata mette in evidenza
il mortale infinito dei pori dilatati,
estrema avventura di un oggetto che si trucca,
sceglie una direzione inconsapevole o folle.
Dietro il lavabo il corpo in oscillazione
sfugge l’abbaglio, rivoltante presenza,
indicatrice e lampante, nella camera a vuoto
tra piume mulina la soffocazione.
(da I rapporti, 1966)
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Fa molto Anni ‘60 questa poesia di Antonio Porta: ci sono le stesse considerazioni introspettive di Elio Pagliarani, lo stesso “sgomento metafisico”. C’è uno scritto del poeta, datato 1965, in Dietro la poesia, che spiega esattamente questi versi nei quali si manifesta “l’avversione per il poeta-io, quello che ci racconta la sua storia” e si avverte invece “l’importanza dell’evento esterno, da cui sentiamo colpita la comunità e non più, soltanto, la persona del poeta isolato: e lì ci si misura, noi, uomini (…) In questo senso si è interpretata la poetica degli oggetti, la poesia in re, non ante rem. (…) Gli eventi, gli oggetti, gli emblemi del vero, sono poi materia da lavorare in modo quasi artigianale assumendo senza riserve la metrica accentuativa”.
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HUNTLEY MUIR, “MAN SHAVING”
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LA FRASE DEL GIORNO
Prego che la poesia / forte e pietrificata / in passato e futuro / voglia sgorgare adesso liquida / musica su da un pozzo inesauribile.
ANTONIO PORTA, Yellow
Antonio Porta, pseudonimo di Leo Paolazzi (Vicenza, 9 novembre 1935 – Roma, 12 aprile 1989), scrittore e poeta italiano. Attivo nell'editoria, redattore di riviste e membro del Gruppo 63, fu presto noto come uno dei novissimi. La sua poesia, distintasi per l'iniziale oltranza innovatrice si è poi orientata verso toni più affabilmente comunicativi.
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