JORGE LUIS BORGES
LABIRINTO
Mai ci sarà una porta. Tu sei dentro
e la fortezza è pari all'universo
dove non è diritto né rovescio
né muro esterno né segreto centro.
Non sperare che l’aspro tuo cammino
che ciecamente si biforca in due,
che ciecamente si biforca in due,
abbia fine. È di ferro il tuo destino,
così il giudice. Non attendere l’urto
del toro umano la cui strana forma
plurima colma d’orrore il groviglio
dell’infinita pietra che s’intreccia.
Non esiste. Non aspettarti nulla.
Neanche nel nero annottare la fiera.
(Laberinto, da Elogio dell’ombra, 1969 – Traduzione di Francesco Tentori Montalto)
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Il labirinto è la nostra vita, è il mondo che ci confonde, è l’universo che non riusciamo a comprendere e resta per noi inintelligibile, è infine il tempo, come annota lo stesso Jorge Luis Borges (1899-1986) in Atlante, un suo tardo testo: “Questo è il labirinto di Creta il cui centro fu il Minotauro che Dante immaginò come un toro con testa di uomo e nella cui rete di pietra si persero tante generazioni come María Kodama ed io ci perdemmo quel mattino e seguitiamo a perderci nel tempo, quest’altro labirinto”.
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MAURITS CORNELIS ESCHER, “RELATIVITÀ”
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LA FRASE DEL GIORNO
Svegliare chi dorme / è imporre all'altro l’interminabile / prigione dell’universo.
JORGE LUIS BORGES, La cifra
Jorge Francisco Isidoro Luis Borges Acevedo (Buenos Aires, 24 agosto 1899 – Ginevra, 14 giugno 1986), scrittore, poeta, saggista, traduttore e accademico argentino. Creatore di un genere oggi designato “borgesiano”, a definire una concezione della vita come storia, come finzione, come opera contraffatta spacciata per veritiera, come fantasia o come reinvenzione della realtà.
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