BARTOLO CATTAFI
STILITA
Parlavo prima
ai tempi verdi del muschio
con la voce del marmo
o del bronzo
sorretto da fibre salde
immobile come un occhio
nella ruota dei venti
non mi curo oramai
se le nere onde degli inferi
sbattono non sbattono
alla base della colonna
fossi una foglia d’acanto
stampato nella pietra
ma attenta
incollata al suo fusto
e non un cencio
uno sgorbio ondeggiante nel vento.
(da Simùn, Edizioni San Marco dei Giustiniani, 2004)
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“La sua poesia ha qualcosa delle combustioni di Burri o delle blasfeme solitudini di Bacon. Figurativa e insieme informale, ha un’evidenza che investe l’occhio, più che il dominio della parola scritta” scriveva Luigi Baldacci recensendo un’opera del poeta siciliano Bartolo Cattafi (1922-1979). Mentre il poeta traccia un autoritratto, la parola si fa materia che emerge, per tentare di decifrare non solo la propria esistenza ma quella di ogni uomo.
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BARTOLO CATTAFI, “SEGNI”
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LA FRASE DEL GIORNO
Niente da dichiarare / niente / devi dire niente. / Il doganiere non ti capirebbe. /La memoria è sempre un contrabbando.
BARTOLO CATTAFI, Spalle al muro
Bartolo Cattafi (Barcellona Pozzo di Gotto, 6 luglio 1922 – Milano, 13 marzo 1979), poeta italiano. La sua poesia spazia sui dilemmi esistenziali con sensibilità di diarista, spesso con uno sguardo metafisico dove sono protagonisti il vuoto e la solitudine. Nei suoi versi il tema del viaggio è una costante metafora del vivere.
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