GIOVANNI QUESSEP
EPIFANIA DELL’AZZURRO
C’è un colore azzurro dietro la casa,
ma non sai più da dove sia venuto:
Da una barca ricoperta di viole
o dal mandorlo che si apre come una colombaia.
Allora non sai più da dove è venuto tutto,
chi fece il volo degli uccelli
o i sogni della bella addormentata,
chi ti guarda nascosto dietro la memoria?
Nel colore ti avvicini all’origine
di ciò che ha perso le orme,
esci nel cortile e tocchi la sua epifania
che ti sale nelle mani come la prima volta.
(da Muerte de Merlín, 1985 – Traduzione di Martha Canfield)
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Che cosa c’è nello stupore, nella meraviglia che si prova improvvisamente davanti a un colore del cielo o a uno spettacolo della natura? Che cosa c’è in questa sorta di sinestesia nella quale talora incappiamo? Poesia? Sintonia con l’universo e con il suo lato arcano e misterioso? Apertura di una parte segreta di noi, del nostro inconscio? Succede raramente certo, ma anche in questo sta la bellezza della manifestazione descritta dal poeta colombiano Giovanni Quessep.
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LARRY CIRIGLIANO, “MEDITERRANEAN FANTASY”
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LA FRASE DEL GIORNO
Un giorno non è stato forse nostro / il mare, il suo ciclo di labbra e di uccelli, / il suo complesso amore, il ritmo eterno / della sua discordia?
GIOVANNI QUESSEP, L'essere non è una favola
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