sabato 2 giugno 2012

Un fiume e una fuga

 

JORGE LUIS BORGES

ERACLITO

Eraclito cammina nella sera
di Efeso. La sera lo ha lasciato,
senza che lui ne avesse volontà,
sulla riva di un fiume silenzioso
del quale ignora direzione e nome.
C'è un’effigie di Giano e qualche pioppo.
Si guarda nello specchio fuggitivo
e intuisce e formula quel detto
che per generazioni serberanno
gli uomini. La sua voce proferisce:
Nessuno può bagnarsi per due volte
nell’acqua dello stesso fiume. Tace.
Sente col turbamento di un orrore
sacro che anch’egli è un fiume e una fuga.
Vuole recuperare quel mattino,
la notte, la vigilia. Ma non può.
Ripete le parole. Le intravede
impresse in lettere future e nitide
in una delle pagine di Burnet.
Eraclito non sa la lingua greca.
Giano, dio delle porte, è un dio latino.
Eraclito non ha ieri né adesso.
È solo una finzione che ha sognato
un uomo grigio ai bordi del Red Cedar,
un uomo che compone endecasillabi
per non pensare tanto a Buenos Aires
e ai suoi volti amati. Uno ne manca.

East Lansing, 1976

(da La moneta di ferro, 1976)

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“Siamo il tempo. Siamo la famosa parabola di Eraclito l’Oscuro”: è un’ossessione per Jorge Luis Borges (1899-1986), come i labirinti e gli specchi, e non è detto che non ci sia una correlazione tra essi. In una poesia di Elogio dell’ombra, lo scrittore argentino dice: “Fatto fui di labile materia, di misterioso tempo. / Forse è in me la sorgente. / Forse dalla mia ombra / fatali e illusori, sorgono i giorni”. Tutto ruota allora attorno a quella frase di Eraclito, che propriamente è “A chi discende nello stesso fiume sopraggiungono acque sempre nuove” (frammento 12 Diels-Kranz), ma che è passata alla storia grazie al Cratilo di Platone come “Nessuno si bagna due volte nello stesso fiume”: il tempo scorre in linea retta, passa come il fiume e non ritorna. Non è detto che sia così però, non è detto che la realtà sia quella che si mostra se infine è lo stesso Borges a rilevare l’artificio letterario che partendo da un Eraclito immaginato camminare assorto in un sanguigno tramonto di Efeso porta a uno scrittore cieco seduto sulla riva di un fiume del Michigan “per non pensare tanto a Buenos Aires / e ai suoi volti amati”.

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HENDRICK DEN BRUGGHE, “ERACLITO”

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LA FRASE DEL GIORNO
Guardare il fiume che è di tempo e acqua / e pensare che il tempo è un altro fiume, / saper che ci perdiamo come il fiume / e che passano i volti come l'acqua.
JORGE LUIS BORGES, L’artefice




Jorge Francisco Isidoro Luis Borges Acevedo (Buenos Aires, 24 agosto 1899 – Ginevra, 14 giugno 1986), scrittore, poeta, saggista, traduttore e accademico argentino. Creatore di un genere oggi designato “borgesiano”, a definire una concezione della vita come storia, come finzione, come opera contraffatta spacciata per veritiera, come fantasia o come reinvenzione della realtà.


2 commenti:

Vania ha detto...

...bè...la trovo difficile per me...ma leggendola...mi è venuto in mente che...
"Nessuno può bagnarsi per due volte
nell’acqua dello stesso fiume".
circa...è simile ad una citazione zen che ho già letto da qualche parte.

????....da sempre l'uomo cerca/ricerca...passa/trascorre/studia/vive il tempo.

ciaoo Vania

DR ha detto...

è un assioma antichissimo, Eraclito visse infatti tra VI e V secolo avanti Cristo