MARIO LUZI
MUORE IGNOMINIOSAMENTE LA REPUBBLICA
Muore ignominiosamente la repubblica.
Ignominiosamente la spiano
i suoi molti bastardi nei suoi ultimi tormenti.
Arrotano ignominiosamente il becco i corvi nella stanza accanto.
Ignominiosamente si azzuffano i suoi orfani,
si sbranano ignominiosamente tra di loro i suoi sciacalli.
Tutto accade ignominiosamente, tutto
meno la morte medesima - cerco di farmi intendere
dinanzi a non so che tribunale di che sognata equità. E l'udienza è tolta.
(da Al fuoco della controversia,1978)
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Era il 1978 quando Mario Luzi scrisse questi versi: erano parte di una sezione sociale nella raccolta Al fuoco della controversia. Il poeta, l’intellettuale, non poteva tacere di fronte alla situazione che si era venuta a creare: erano i tempi del rapimento di Aldo Moro in Via Fani con la scorta di cinque uomini trucidata dalle Brigate Rosse e dell’assassinio dell’uomo politico democristiano, “il capo di cinque governi, / punto fisso o stratega di almeno dieci altri, / la mente fina, il maestro / sottile / di metodica pazienza, esempio / vero di essa / anche spiritualmente”, fatto ritrovare in Via Caetani a Roma, “acciambellato in quella sconcia stiva, / crivellato da quei colpi”. Luzi grida tutto il suo sdegno per quella crisi sociale e politica che aveva portato agli “anni di piombo”: la sua protesta è amplificata da quella parola ripetuta ben sei volte: “ignominiosamente”; c’è tutta l’infamia, tutto il disonore che questa povera patria ha dovuto sopportare. Sembrano versi scritti non nel 1978, ma cinque minuti fa: si adattano in maniera imbarazzante alla situazione politica attuale, dove al muro contro muro dei due poli scaturito dalla rivoluzione della Seconda Repubblica è subentrato il tutti contro tutti odierno, lo scollamento definitivo tra il paese reale e il paese politico, tra la gente comune e lorsignori, gli onorevoli che hanno ormai perso il polso del paese e si arroccano a difesa dei loro privilegi mentre l’Italia va a pezzi – e purtroppo non solo in senso figurato.
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MICHELANGELO PISTOLETTO, “STRACCI D’ITALIA”, 2007
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LA FRASE DEL GIORNO
Ahi serva Italia, di dolore ostello, / nave sanza nocchiere in gran tempesta, / non donna di province, ma bordello!
DANTE ALIGHIERI, Purgatorio, VI, 76-78
Mario Luzi (Castello di Firenze, 20 ottobre 1914 – Firenze, 28 febbraio 2005), poeta italiano, fu uno dei grandi rappresentanti dell’Ermetismo. Più volte candidato al Nobel, fu insignito della Legion d’Onore. Fu Accademico della Crusca e senatore a vita.
3 commenti:
...non sono ferrata di politica....speriamo che la STORIA...(non solo in senso figurato)...non si ripeta.
ciaoo Vania
....succinta la poesia...ma molto discorsiva.
Diciamo che più che altro quando lo sdegno è troppo va espresso. Il genio di un poeta come Luzi è farlo seccamente, in poche parole.
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