C’è una famosa opera di Raymond Queneau, “Esercizi di stile”, nella quale lo scrittore francese racconta in 99 modi diversi un identico fatto di cronaca. Ebbene, a quest’opera mi hanno fatto pensare le ninfee di Monet: un esercizio di stile che coglie un medesimo soggetto in differenti condizioni di luce.
Nel 1890, a cinquant’anni, Claude Monet era abbastanza ricco da comperare la casa lungo la Senna che abitava a Giverny ormai da sette anni. Accanto al giardino francese ne realizzò uno giapponese, con il famoso ponte ritratto in uno dei suoi capolavori e soprattutto lo stagno con i salici e le ninfee.
Lavorando nello studio costruito nel verde, Monet inseguì la sua ossessionante ricerca della luce per oltre trent’anni, fino alla morte occorsa nel 1926.
"Non dormo più per colpa loro" - scrisse - "di notte sono continuamente ossessionato da ciò che sto cercando di realizzare. Mi alzo la mattina rotto di fatica [...] dipingere è così difficile e torturante. L'autunno scorso ho bruciato sei tele insieme con le foglie morte del giardino. Ce n'è abbastanza per disperarsi. Ma non vorrei morire prima di aver detto tutto quel che avevo da dire; o almeno aver tentato. E i miei giorni sono contati".
Quell’ossessione per la luce e per i riflessi disegnati nell’acqua è rappresentata in decine di dipinti raccolti al Museo Marmottan di Parigi. Ora, nel più grande prestito realizzato da quell’istituzione, venti di quelle tele sono in mostra a Milano, a Palazzo Reale, dal 29 aprile al 27 settembre.
Finazzer Flory, assessore milanese alla Cultura, ha dichiarato: "Con Monet - il tempo delle ninfee - abbiamo voluto porre tre questioni: Monet non e' il padre dell'impressionismo ma dell' 'immersionismo', dobbiamo immergerci nelle cose per vederle. La seconda questione è che questa mostra è dedicata a chi vuole imparare a guardare, perché guardiamo in modo superficiale, approssimativo e incapace di generosità e precisione. La terza è di politica culturale. Abbiamo voluto Magritte, abbiamo scelto Monet e desideriamo l'anno prossimo Cezanne. Il tema è sempre lo stesso: ripensare il nostro rapporto con la natura, il paesaggio e l'identità dei luoghi”.
Milano, Palazzo Reale (Piazza Duomo, 12)
Dal 30 aprile 2009 al 27 settembre 2009
Biglietti: Euro 9 intero, Euro 7,50 ridotto
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LA FRASE DEL GIORNO
Il colore è la mia ossessione giornaliera, gioia e tormento.
CLAUDE MONET, in “Claude Monet: Les Nymphéas”
2 commenti:
assolutamente imperdibile! (Avevo visitato la mostra sull'impressionismo di Brescia, ma un'esposizione completamente dedicata a Monet...beh....come si fa a perdersela!)
Luciana - comoinpoesia
Ne ho due appese in studio... Riproduzioni, naturalmente... Ma al Marmottan ce ne sono duecento!
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