"La desinenza in A" di Carlo Dossi è un romanzo didascalico che vorrebbe descrivere attraverso vari bozzetti il genere femminile: dipingendo svariate scene l'autore mostra sfaccettate figure di donne, dall'educanda alla meretrice, dalla suora all'adultera, dalla giovane in cerca di marito all'amante sfrenata.
Insomma, il Dossi si muove tra Decadentismo e Scapigliatura. Ma l'aspetto interessante di quest'opera, che risale al 1884, è il tentativo del Dossi di riformare la punteggiatura della lingua italiana: infatti vengono adottate alcune norme di base per regolamentare il testo scritto:
1) l'accento grave obbligatorio su tutte le parole ad eccezione di quelle piane - quindi tronche, semitronche, sdrucciole, bisdrucciole e trisdrucciole.
2) l'uso del punto interrogativo e del punto esclamativo all'inizio di una frase interrogativa o esclamativa, come avviene nella lingua spagnola.
3) un nuovo segno di punteggiatura, il "due virgole", indicato da due virgole sovrapposte, a indicare una pausa intermedia tra la virgola e il punto e virgola.
Il testo è, sulla base di queste norme, all'inizio francamente illeggibile, poi si riesce a fare l'abitudine.
Un esempio:
O Pùbblico, o solo mio Rè, si fà porta. Due lire e tu sei in teatro. !Ànimo! risparmia un pajo di guanti, un nastro, un fiore, un sacchettino di dolci, e ardisci di non scroccarmi il biglietto. ¿Chi è mai, che con un cinque-centèsimi in tasca avrebbe tanta impudenza di domandare, per grazia, a un panettiere un panuccio?
Una riforma a ben guardare inutile, vanamente studiata per complicare le cose semplici. Pensare di usare tutti quegli accenti e quei segni di interpunzione fa passare la voglia di scrivere...
Immagine da Pinterest
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LA FRASE DEL GIORNO
L'originalità in arte ha più spesso radici in difetti che non in virtù.
CARLO DOSSI, La desinenza in A, Margine
Alberto Carlo Felice Pisani Dossi (Zenevredo, 27 marzo 1849 – Cardina, 17 novembre 1910), scrittore, diplomatico e archeologo italiano. Tra i più importanti esponenti della scapigliatura milanese, apprezzato per il linguaggio ricercato ma comprensibile a tutti, le sperimentazioni linguistiche dialettali milanesi e la spiccata ironia con la quale mosse critica al suo tempo e alla sua società, sia in ambito politico che sociale.
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