sabato 13 febbraio 2021

Solitario palpito di stella


CLEMENTE REBORA

STELLA MIA

Leggiadro vien nell’onda della sera
un solitario palpito di stella.
A poco a poco una nube leggera
le chiude sorridendo la pupilla;

e mentre passa con veli e con piume,
nel grande azzurro tremule faville
nascono a sciami, nascono a ghirlande,
son nate in cento, son nate in mille:

ma più io non ti vedo, stella mia.

(da Frammenti lirici, Vallecchi, 1947)

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Nel cielo serale si accende una stella; poco dopo una nuvola la oscura, la nasconde alla vista del poeta. Quando la nuvola scompare, nel buio sono migliaia ormai le stelle e quell’unica non è più distinguibile nel gran numero. Ci sono molte reminiscenze in questi versi di Clemente Rebora: dalla “Ma seule Étoile” di Gerard de Nerval alla “Stella, mia unica stella” di Giuseppe Ungaretti, amico con cui Rebora intrattenne una corrispondenza epistolare, e ancora certe atmosfere di Giovanni Pascoli.

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IMMAGINE © FONDOPANTALLA

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LA FRASE DEL GIORNO
Sopra gli uomini, in vere leggi pure, / accomuna il mistero della sorte / allegrezze e sciagure; / del male il bene è più forte.
CLEMENTE REBORA, Frammenti lirici




Clemente Luigi Antonio Rèbora (Milano, 6 gennaio 1885 – Stresa, 1º novembre 1957) poeta italiano. Dopo una giovinezza inquieta alla ricerca di una dimensione trascendente, prese parte alla Prima guerra mondiale rimanendo ferito sul Podgora. Nel 1928 una crisi religiosa lo avvicinò alla fede cattolica: nel 1936 fu ordinato sacerdote.


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