TITOS PATRIKIOS
PROFUGHI POLITICI A ROMA NEL 1970 E DOPO
Vedevo tanti perseguitati nelle città
in cui sceglievo o ero costretto a vivere
ma più da vicino li conobbi a Roma
che ci accoglieva col suo abbraccio materno.
Eravamo tutti in fuga da fascismi uguali
compagni ma di lingue diverse, improvvisamente fratelli
con gli stessi punti di partenza,
le stesse prospettive divergenti,
e poi scoprivo sulla sponda opposta
uomini tormentati, con percorsi contrari,
in fuga da regimi che un tempo ammiravo.
Ne vedo ancor oggi chiaramente i volti
mentre di pochi ricordo ancora il nome:
Pedro, un poeta spagnolo, Manuel,
un disertore portoghese, l’iraniano Ahmat,
il colombiano Míro, il cileno Raúl,
il giornalista Andràs da Budapest,
il cubano Ignacio, la polacca Hanka,
la coppia anonima di studenti cechi.
Cambiavano i persecutori, aumentavano i perseguitati
parlavano continuamente dei loro Paesi lontani
costruendosi due o anche tre vite in terra straniera,
non so che cosa ne sia stato di loro, dove siano finiti.
Mi sono accorto in ritardo che anche noi
assumevamo il ruolo di persecutori,
naturalmente d’incidenza trascurabile,
perfino quando eravamo convinti
dell’importanza del nostro ruolo;
molto più tardi mi resi conto
che la grande persecutrice era sempre una
e in mezzo a noi c’era il vuoto
che imprevedibilmente aumentava o diminuiva.
(La casa ed altre poesie, trad. N. Crocetti)
.
Un perseguitato politico che ha la “fortuna” di essere esule e di non scomparire nelle purghe del regime prima o poi lo scopre: tutti i movimenti, tutte le ideologie, quando sfuggono di mano, si trasformano nello stesso mostro. Se a lui è toccato in sorte di essere perseguitato dalla Dittatura dei Colonnelli, giunta di stile fascista che governò la Grecia dal 1967 al 1974, e altri saggiarono il franchismo spagnolo, l’Unione Nazionale portoghese di Salazar, il Cile di Pinochet, altri subirono lo stesso trattamento da regimi comunisti: ungheresi, polacchi, cubani, cechi. Il poeta greco Titos Patrikios li incontra tutti a Roma, dove è esule dal 1967 al 1975, dopo essere stato imprigionato e poi confinato per tre anni sulle isole di Makronissos e di Ai-Stratis.
TITOS PATRIKIOS IN UNA FOTOGRAFIA DI PIETER VANDERMEER
.
--------------------------------------------------------------------------------------------------------
LA FRASE DEL GIORNO
Nel secolo scorso c'è stata molta poesia politica, ma quest'impegno ha fatto prevalere il bersaglio politico rispetto alla scrittura, in tal modo la poesia perde la sua indipendenza e lo spirito critico.
TITOS PATRIKIOS, PadovaNet, 10 maggio 2004
Títos Patríkios (Atene, 21 maggio 1928), scrittore e poeta greco. Confinato per tre anni dalla dittatura militare sull’isola di Makronissos e poi esule a Parigi e Roma, ha trasposto nei suoi versi l’esperienza di prigionia ed esilio. La sua opera è critica verso il mondo ma ritiene necessaria la lotta in difesa dei valori anche attraverso la poesia.
Nessun commento:
Posta un commento