FRANCO FORTINI
ALTRA ARTE POETICA
Esiste, nella poesia, una possibilità
che, se una volta ha ferito
chi la scrive o la legge, non darà
più requie, come un motivo
semi modulato semi tradito
può tormentare una memoria. E io che scrivo
so ch’è un senso diverso
che può darsi all’identico
so che qui ferma dentro il verso resta
la parola che senti o leggi
e insieme vola via
dove tu non sei più, dove neppure
pensi di poter giungere, e cominciano
altre montagne, invece, pianure ansiose, fiumi
come hai visti viaggiando dagli aerei tremanti,
Città impetuose qui, sotto le immobili
parole scritte tue.
1957
(da Poesia e errore, 1959)
.
“Dichiara che il canto vero / è oltre il tuo sonno fondo / e i vertici bianchi del mondo / per altre pupille avvenire” aveva scritto Franco Fortini una decina di anni prima di questi versi in una poesia intitolata Arte poetica. Un poeta lo sa che le parole che scrive, una volta sulla carta o su schermo, non sono più sue: prendono vita, si lasciano afferrare come farfalle da chi li legge, si lasciano spillare in un album di emozioni che non sono le stesse di scrive.
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RAFAL OLBINSKI, “LETTERS TO EUROPE”, PART.
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LA FRASE DEL GIORNO
La poesia / non muta nulla. Nulla è sicuro. Ma scrivi.
FRANCO FORTINI, Una volta per sempre
Franco Fortini, nato Franco Lattes (Firenze, 10 settembre 1917 – Milano, 28 novembre 1994), poeta, critico letterario, saggista e intellettuale italiano. La sua poesia è testimonianza anche ideologica delle lotte di classe del primo dopoguerra, voce progressista e coscienza critica del fallimento degli ideali.
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