ALFONSO GATTO
LA STANZA
Questa mia stanza candida di fede,
ad abitarla con eguale fede
più giovane di me, lei sola crede
alla mia nuova storia, tu non vuoi
credere, dici è tutto provvisorio.
Se mi lasci la morte o la speranza
di mutare vagando non sai dire
né a credere sopporti che tu sia
la presenza invocata.
La mia stanza ha il vuoto che le lasci.
Non le manca la sedia, ma il tuo posto.
Non manca il giradischi, la tua voce
manca e il silenzio dell’averti intorno.
Mancano gli occhi tuoi più dello specchio.
(da Poesie d’amore, Mondadori, 1973)
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Una stanza. E un vuoto. L’assenza è protagonista in questa poesia di Alfonso Gatto, dedicati all’amica Anna Dal Bello Veruda, pittrice veneziana. La prima parte, alquanto oscura, presuppone probabilmente un discorso tra i due, relativo anche al nuovo amore del poeta. Ma la seconda parte si spalanca in chiari versi, come se Gatto si fosse deciso a smettere di tergiversare, e dichiara quanto gli pesi l’assenza in quella stanza intonacata di bianco: “A vivere di me, con me non passi / queste sere deserte, resto solo, / solo col mio silenzio, come i sassi”.
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PHILIP KOCH, “ROOM BY THE SEA”
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LA FRASE DEL GIORNO
Amore, così sia, perché vale / rapinarla, la gioia, dove sia.
ALFONSO GATTO, Poesie d’amore
Alfonso Gatto (Salerno, 17 luglio 1909 – Orbetello, 8 marzo 1976), poeta e scrittore italiano. Ermetico, ma di confine, giornalista e pittore, insegnante di Letteratura all'Accademia di Belle Arti, collaboratore di “Campo di Marte”, la sua poesia è caratterizzata da un senso di morte che si intreccia al vivere.
4 commenti:
...interessante e molto profonda tocca le corde dell'anima.
..bella!
ciaoo Vania:)
è una riflessione su ciò che si ha e non si ha, su ciò che si vorrebbe avere
profonda e sensibile ...molto belle
sia la poesia che l'immagine.
Giuliano
ribloggata su...
http://leggiamounlibro.blogspot.it/
grazie
Daniele
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