Il 30 giugno è morta nella sua casa di Roma la poetessa Maria Luisa Spaziani. Era nata a Torino nel 1922 e aveva insegnato Lingua e letteratura francese all’Università di Messina. Fu decisivo per lei l’incontro nel 1949 con Montale, che la battezzò “la Volpe” e contrappose la sua affettuosa amicizia a quella più algida e angelica della celebre Clizia/Irma Brandeis. Sposò invece Elémire Zolla, dal quale si separò solo due anni dopo il matrimonio.
La poesia di Maria Luisa Spaziani vive di un moto verso la tradizione (latina, francese, italiana, specificò lei stessa in un’intervista) rappresentato anche metricamente dall’uso di endecasillabi, novenari e persino dell’alessandrino italiano, che lei coniuga però con una modernità che cerca, come notò Mario Luzi, un ponderato equilibrio tra cultura e invenzione. Ovvero una poesia ricca di suono - la melodia che è parte integrante della poesia - che si riappropria del privato e che sa farlo anche con ironia.
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MARIA LUISA SPAZIANI – FOTO © DINO IGNAMI
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da Le acque del Sabato, 1954
LE ALTE AVVENTURE
Acquario, Cancro, Vergine, Bilancia,
buie reti di luna incontro al volo
del Sagittario. Squillano nel sogno
le fanfare dei Quattro Cavalieri,
sconvolgono fin dentro al cuore i boschi
profondi dei vent’anni,
dolci e perduti re da carte, amici
delle alte avventure.
Se sui miei boschi nevica
anche la brace è poca.
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da Il gong, 1962
ORE 14,47
Passa il tempo nel fuoco del tuo sguardo.
«Non vedo ponti per tornare indietro
né l’angelo mi prende sulle ali».
Comunque si è deciso: rifiutare
tetri pedaggi al passatore.
Ma oggi siamo ancora più mortali
se la gloria si intreccia alla vergogna.
Lo speaker (senti?) ardevi ardevo ardo
ardendo ardete il rapido a Bologna
ha tre anni e due mesi di ritardo.
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da Transito con catene, 1977
POETICA
Angelo del giudizio scendi, parola sdrucciola
(perché questo tu sei, o solamente o anche)
vieni con me fra gli olmi alti del Luxembourg.
Vita segreta, luce che tanta luce accendi
fatta di niente e tutto, Elena sugli spalti
che infiamma gli uni e gli altri, che volge in gloria il lutto,
tu verità che menti, ossatura e illusione,
tu rima, due begli occhi per un unico sguardo,
esorcisma d’inizio, suggello del traguardo.
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da I fasti dell’ortica
IL SOGNO GIUSTO
Se faccio un sogno, e poi
me ne nascono versi,
quei versi sono il sogno
che sognate con me.
Attenti ad incarnarvi
nel sogno giusto. Nascono
da una pagina scritta, in fitta schiera,
mostri, presagi o angeli.
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LA FRASE DEL GIORNO
Quattro amori finiti fanno una vita.
MARIA LUISA SPAZIANI, Transito con catene
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