PAUL VERLAINE
DOPO TRE ANNI
Spinta la stretta e vacillante porta,
ho passeggiato nel piccolo giardino
appena illuminato dal sole mattutino
che screzia ogni fiore con un umido guizzo.
Nulla è cambiato. Ho rivisto tutto: l’umile
pergola della vite selvatica con le sedie in giunco...
L’acqua che scorre ha sempre un mormorio argentino
e il vecchio pioppo il suo eterno lamento.
Palpitano le rose come prima: come prima
orgogliosi tremano al vento i grandi gigli.
Conosco ogni allodola che vola e rivola.
E in piedi ho ritrovato la Velleda
il cui gesso si sfalda all’inizio della via,
fragile, nel dolciastro odore di reseda.
(da Poemi saturnini, 1866 - Traduzione di Renato Minore)
.
Questa di Paul Verlaine è una poesia dove non sembra succedere niente: un uomo entra in un giardino e lo osserva. Ma in realtà la descrizione attenta degli oggetti, delle piante, dei fiori, del piccolo corso d’acqua che lo attraversa, sono suoni, profumi, sensazioni, impressioni che - per sinestesia - rievocano il ricordo di un amore felice che ebbe la sua casa proprio in quel giardino, tre anni prima. Più che malinconia, vi aleggia una calma e mite nostalgia, come se la ricerca del tempo perduto ne esaltasse solo la dolcezza, simile a quel “dolciastro odore di reseda” che non a caso chiude il sonetto.
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CLAUDE MONET, “VIALE NEL GIARDINO DI MONET A GIVERNY”
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LA FRASE DEL GIORNO
Io mi ricordo, sì, mi ricordo dell'ora e dei colloqui ed è il migliore dei miei beni.
PAUL VERLAINE
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