VITTORIO BODINI
CANZONE SEMPLICE DELL’ESSER SE STESSI
L’edera mi dice: non sarai
mai edera. E il vento:
non sarai vento. E il mare:
non sarai mare.
I cenci, i fiumi, l’alba della sposa
mi dicono: non sarai cencio né fiume,
non sarai alba della sposa.
L’ancora, il quattro di quadri, il divano-letto
mi dicono: non sarai noi
non lo sei mai stato.
E così il sogno, l’arco, la penisola,
la ragnatela, la macchina espresso.
Dice lo specchio:
come vuoi essere specchio
se non sai dare altro che la tua immagine?
Dicono le cose: cerca d’esser te stesso
senza di noi.
Risparmiaci il tuo amore.
Io fuggo da ogni cosa delicatamente.
Provo a esser solo. Trovo
la morte e la paura.
(1962)
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C’è in ogni essere umano questa ricerca della propria identità, del proprio posto nel mondo. Se guardiamo la data di questa poesia di Vittorio Bodini, possiamo aggiungere anche il senso di alienazione che hanno provato le generazioni uscite dalla guerra e cadute a capofitto nella società delle macchine e del consumo. Eppure, con la sua eco vagamente surreale, è una “canzone semplice” anche se la sua soluzione è nell’angoscia dell’umanità.
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M.C. ESCHER, “NATURA MORTA CON SPECCHIO SFERICO”
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LA FRASE DEL GIORNO
Che cos’è l’identità di una persona? La risposta più semplice è: riconoscersi ed essere riconoscibile.
GIOVANNI JERVIS, La conquista dell’identità
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