ANTONIA POZZI
IL CIELO IN ME
Io non devo scordare
che il cielo
fu in me.
Tu
eri il cielo in me,
che non parlavi
mai del mio volto, ma solo
quand'io parlavo di Dio
mi toccavi la fronte
con lievi dita e dicevi:
– Sei più bella così, quando pensi
le cose buone –
Tu
eri il cielo in me,
che non mi amavi per la mia persona
ma per quel seme
di bene
che dormiva in me.
E se l'angoscia delle cose a un lungo
pianto mi costringeva,
tu con forti dita
mi asciugavi le lacrime e dicevi:
– Come potrai domani esser la mamma
del nostro bimbo, se ora piangi così? –
Tu
eri il cielo in me,
che non mi amavi
per la mia vita
ma per l'altra vita
che poteva destarsi
in me.
Tu
eri il cielo in me
il gran sole che muta
in foglie trasparenti le zolle
e chi volle colpirti
vide uscirsi di mano
uccelli
anzi che pietre
– uccelli –
e le lor piume scrivevano nel cielo
vivo il tuo nome
come nei miracoli
antichi.
Io non devo scordare
che il cielo
fu in me.
E quando per le strade – avanti
che sia sera – m'aggiro
ancora voglio
essere una finestra che cammina,
aperta, col suo lembo
di azzurro che la colma.
Ancora voglio
che s'oda a stormo battere il mio cuore
in alto
come un nido di campane.
E che le cose oscure della terra
non abbiano potere
altro – su me,
che quello di martelli lievi
a scandere
sulla nudità cerula dell'anima
solo
il tuo nome.
11 novembre 1933
(da Parole, 1939)
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Un’altra poesia d’amore di Antonia Pozzi. Amore totale, amore disperato, quello che – divenuto impossibile – la portò ad avvelenarsi: mancando il cielo sulla testa, la ragazza milanese non trovò altro che buio. Qui, siamo nel 1933, l’amore c’è ancora, ma la figura dell’amato rivela comunque già i sintomi della viltà: “non parlavi mai del mio volto”, “non mi amavi per la mia persona”, “non mi amavi per la mia vita”. Un uomo che non ha mai saputo cogliere i riflessi di un’anima che voleva soltanto colorarsi di quel cielo come “una finestra che cammina, aperta”…
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RENÉ MAGRITTE, “LA MAGIE NOIRE”, 1946
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LA FRASE DEL GIORNO
Se le mie parole potessero / essere offerte a qualcuno / questa pagina / porterebbe il tuo nome.
ANTONIA POZZI, Parole
Antonia Pozzi (Milano, 13 febbraio 1912 – 3 dicembre 1938), poetessa italiana. Laureatasi in Filologia con una tesi su Flaubert, si tolse la vita dopo una contrastata storia d’amore. Il suo diario poetico Parole fu pubblicato postumo, nel 1939: composto a partire dai diciassette anni, riflette un'amara e inquieta sensibilità in cui si avverte l'influsso della lirica di Rilke.
6 commenti:
Leggendo non avevo capito nulla, pensavo ad un amore celestiale spezzato da avverse vicende. Invece era un tragico malinteso...
l'amore avversato che poi si rivela anche non degno di quell'amore
Qualunque cosa ci presenti è ragguardevole di essere letta e riletta. Come sempre, quest’amica ti considera non solo per la tua poesia, che è sempre ad alti livelli, ma, anche per quella che ci proponi di altri autori. Sempre di grande spessore e sensibilità. Grazie. asia
Pozzi… come altre… un silenzio che fa tanto rumore…
Ciao :)
..parole di gran spessore..."pesano" nel cuore.
ciaoo Vania:)
è la solita vecchia storia sul "peso" degli amori
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