GIOVANNI PASCOLI
LA PIOGGIA
Cantava al buio d'aia in aia il gallo.
E gracidò nel bosco la cornacchia:
il sole si mostrava a finestrelle.
Il sol dorò la nebbia della macchia,
poi si nascose; e piovve a catinelle.
Poi tra il cantare delle raganelle
guizzò sui campi un raggio lungo e giallo.
Stupìano i rondinotti dell'estate
di quel sottile scendere di spille:
era un brusìo con languide sorsate
e chiazze larghe e picchi a mille a mille;
poi singhiozzi, e gocciar rado di stille:
di stille d'oro in coppe di cristallo.
(da Myricae, 1891)
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“Il poeta è poeta, non oratore o predicatore, non filosofo, non istorico, non maestro, non tribuno o demagogo, non uomo di stato o di corte” scrisse Giovanni Pascoli nel Fanciullino per rivendicare la sua visione poetica. E questo fa Pascoli, il poeta: descrive il risveglio del giorno nelle campagne con un’orchestra di animali che salutano il sole e poi lo scroscio improvviso e vivificatore di pioggia, che si esaurisce aggiungendo il suo variegato strumento. Eccolo lì il poeta-fanciullo allora, che osserva e si stupisce: in quel suo stupore è la poesia.
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KEVIN INMAN, “VIRGINIA FARM MUD PUDDLE”
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LA FRASE DEL GIORNO
La pioggia cadeva nello stesso modo sul giusto e sul malvagio; e per nessuno esisteva un perché.
WILLIAM SOMERSET MAUGHAM, Schiavo d’amore
4 commenti:
Come non desiderare di fare parte del quadro?
Kalimera :)
kalimera... anche se non sto in Grecia ma in Trentino adesso, e il paesaggio, sì, dai... in fondo somiglia a quello del quadro
..sensazioni/osservazioni..da ricordare e "scoprire"
ciaoo Vania:)
la poesia di Pascoli vive di queste sensazioni, delle osservazioni
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