domenica 3 gennaio 2010

Alejandra Pizarnik

Il vento del disagio psichico, che in Alda Merini soffiò isolandola dal mondo, portò invece Alejandra Pizarnik, poetessa argentina di origini russe, a farla finita con un’overdose di Seconal il 25 settembre del 1972, dopo quattro mesi trascorsi in un ospedale psichiatrico e anni di depressione e di tentativi di suicidio.

Le sue poesie mostrano questa sua angoscia, il dissidio intimo che la lacerava: le tematiche notturne sono parte centrale della sua opera, che risulta molto dura ed elaborata. È una poesia dolorosa, quella della Pizarnik, l’unica cosa in grado di esprimere la ragione e il sentimento della vita: “Vorrei poter vivere solo in estasi, fondendo il corpo della poesia con il mio corpo, riscattando ogni frase con i miei giorni e le mie settimane, infondendo alla poesia il mio respiro in modo che ogni lettera di ogni parola sia sacrificata nelle cerimonie del vivere” scrisse nel 1971 nella sua ultima raccolta, “L’inferno musicale”.

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IN QUESTA NOTTE, IN QUESTO MONDO

A Martha Isabel Moia

In questa notte in questo mondo
Le parole del sogno dell'infanzia della morta
Non è mai questo ciò che uno vuole dire
La lingua natale castra
La lingua è un organo di conoscenza
Del fallimento di ogni poema
Castrato dalla sua stessa lingua
Che è l'organo della ri-creazione
Del ri-conoscimento
Ma non quello della ri-surrezione
Di qualcosa in maniera di negazione
Del mio orizzonte di sofferenza con il suo cane
E niente è promessa
Tra il dicibile
Che equivale a mentire
(tutto quello che si può dire è bugia)
il resto è silenzio
solo che il silenzio non esiste
no
le parole
non fanno l'amore
fanno l'assenza
se dico acqua, berrò?
Se dico pane, mangerò?
In questa notte in questo mondo
Straordinario silenzio quello di questa notte
Quello che succede nell'anima non si vede
Quello che succede nella mente non si vede
Quello che succede nello spirito non si vede
Da dove viene questa cospirazione dell'invisibilità?
Nessuna parola è visibile.

(da " Testi in ombra e ultimi poemi" [1971-1972]. Traduzione di Samanta Catastini)

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SOLTANTO LE NOTTI

A Jean Aristeguieta,
A Árbol de Fuego.

Scrivendo
ho chiesto, ho perso.

Stanotte, in questo mondo,
abbracciata a voi,
allegria di naufragio.

Ho voluto sacrificare i miei giorni e le mie settimane
alle cerimonie della poesia.

Ho implorato tanto
dall’abisso delle profondità
della mia scrittura.

Amare e morire non hanno aggettivi.

(da “Textos de sombra. Poesia completa”, 2005)

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COLD IN HAND BLUES

E cosa dirai?
Mi limiterò a dire qualcosa.
E cosa farai?
Mi nasconderò nel linguaggio
E perché?
Ho paura.

(da “L’inferno musicale”, 1971)

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I PASSI PERDUTI

Prima fu una luce
nel mio linguaggio nato
a pochi passi dall’amore.

Notte aperta. Notte presenza.

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OMBRA DEI GIORNI A VENIRE

A Ivonne A. Bordelois

Domani
mi vestiranno con le ceneri all’alba,
mi riempiranno la bocca di fiori.
Imparerò a dormire
nella memoria di un muro,
nel respiro
di un animale che sogna.

(da “I lavori e le notti, 1965)

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LA FRASE DEL GIORNO
Scrivi poesie / perché hai bisogno / di un posto / dove essere quello che non sei.
ALEJANDRA PIZARNIK, Poemas no recogidos en libros




Alejandra Pizarnik (Avellaneda, 29 aprile 1936 – Buenos Aires, 25 settembre 1972),  poetessa e traduttrice argentina. La sua poesia è la risposta alle ansie e alle crisi depressive che la portarono a uccidersi ingerendo 50 pastiglie di Seconal: pura indagine, continua domanda sull’esistenza, sulla colpa e sull’eterno soffrire.​


3 commenti:

AlmaCattleya ha detto...

Sono davvero delle poesie strazianti, che ti lacerano dentro. Alcuni pensano che la poesia sia adatta solo per smancerie, ma non è così e queste poesie ne sono la prova.

zoé ha detto...

E' Stupenda.
Grazie per avermela fatta incontrare .... Davvero Stupenda!

DR ha detto...

La poesia è anche espressione di dolore: oltre ad Alejandra Pizarnik, in questo blog ci sono, per esempio, Carlo Michelstaedter e Antonia Pozzi, oltre alle "poesie fotografate" di Francesca Woodman: la pena diventa scrittura, i versi (le fotografie) sono un modo di controllare almeno un po' questo dolore.