Il Nobel per la Letteratura 2008 è stato assegnato ieri a Stoccolma allo scrittore francese Jean-Marie Le Clézio, "autore di nuove partenze, avventura poetica e estasi sensuale, esploratore di un'umanità al di là e al di sotto della civiltà regnante" secondo la motivazione dei giurati.
Le Clézio, che da alcuni anni era dato tra i favoriti, ha prevalso tra candidati di spicco quali il poeta siriano Adonis, il giapponese Murasaki, l'israeliano Amos Oz e l'italiano Claudio Magris, preferito dai bookmakers. Per loro ci saranno altre speranze nei prossimi anni. Niente da fare invece per gli americani, accusati dalla giuria di essere troppo isolazionisti, come se la letteratura dovesse essere per forza globale: Don DeLillo e Philip Roth si devono rassegnare.
Quello di Le Clézio è un nome non notissimo in Italia: nato a Nizza da famiglia bretone nel 1940, iniziò a scrivere da bambino, a sette anni e ottiene il successo a ventitré anni con "Il verbale", cui seguiranno una trentina di opere, saggi novelle, romanzi e anche fiabe. Narratore con un occhio di riguardo all'emarginazione e all'adolescenza, ha prediletto nei primi romanzi i temi della follia, della scrittura e del linguaggio. Con la maturità ha prevalso in lui la passione per il viaggio e per l'infanzia. Nel romanzo "L'Africano" spiega la sua visione del mondo e della letteratura: "Non è soltanto quella memoria di bambino, quel ricordo straordinariamente preciso di tutte le sensazioni, gli odori, i sapori, l'impressione di pieno o di vuoto, il sentimento della durata. Adesso che scrivo riesco a capirlo: questa non è soltanto la mia memoria, ma anche quella del tempo che ha preceduto la mia nascita, quando i miei genitori camminavano insieme per le strade degli altipiani, nei regni del Camerun Occidentale. È la memoria delle speranze e delle angosce di mio padre, della sua solitudine, del suo sconforto a Ogoja. La memoria dei momenti felici, quando mio padre e mia madre erano uniti in quell'amore che credevano eterno".
Le Clézio in una fotografia da L'Express
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LA FRASE DEL GIORNO
Ci sono giorni che non sono come gli altri, i giorni di festa, ed è un po' per questi giorni che si vive e che si spera.
JEAN-MARIE LE CLÉZIO, Deserto
2 commenti:
ho sentito la notizia al TG... devo assolutamente riuscire a leggerlo...
luciana - comoinpoesia
È uno scrittore che merita di essere letto, nonostante ciò che dicono i giornali tedeschi, che lo accusano di essere monotono e noioso. Le Clézio ha una scrittura piana ed evocativa. Ho letto l'incipit del nuovo romanzo, "Ritornello della fame", da poco uscito in Francia: lasci apresagire che si tratti di un libro davvero buono.
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