JORGE LUIS BORGES
IL COMPLICE
Mi crocifiggono e io devo essere la croce e i chiodi.
Mi tendono il calice e io devo essere la cicuta.
Mi ingannano e io devo essere la menzogna.
Mi bruciano e io devo essere l’inferno.
Devo lodare e ringraziare ogni istante del tempo.
Il mio nutrimento sono tutte le cose.
Il peso preciso dell’universo, l’umiliazione, il giubilo.
Devo giustificare ciò che mi ferisce.
Non importa la mia fortuna o la mia sventura.
Sono il poeta.
(El cómplice, da La cifra, Mondadori, 1982 – Traduzione di Domenico Porzio)
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Lo scrittore argentino Jorge Luis Borges (1899-1986) nella sua teologia basata sull’estetica vede Il poeta quasi come un martire cristiano: la sua dolorosa ricerca lo porta a essere come l’Heautontimorumenos, il “punitore di se stesso” di Terenzio “riletto” da Baudelaire: “Sono la piaga e il coltello! / Sono lo schiaffo e la guancia! / Sono le membra e la ruota, / vittima e carnefice!”
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JORGE LUIS BORGES – FOTOGRAFIA © CORNELL UNIVERSITY
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LA FRASE DEL GIORNO
Ogni scrittore, ogni uomo deve vedere in tutto ciò che gli accade, ivi compreso lo scacco, l'umiliazione e la sventura, uno strumento, un materiale per la sua arte, da cui deve trarre profitto.
JORGE LUIS BORGES, L’altro, lo stesso
Jorge Francisco Isidoro Luis Borges Acevedo (Buenos Aires, 24 agosto 1899 – Ginevra, 14 giugno 1986), scrittore, poeta, saggista, traduttore e accademico argentino. Creatore di un genere oggi designato “borgesiano”, a definire una concezione della vita come storia, come finzione, come opera contraffatta spacciata per veritiera, come fantasia o come reinvenzione della realtà.
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