JUAN GELMAN
SORRIDE
E qualche volta ho sorriso così?
Sono stato come te di luce, candore trepidante?
Ho saputo far nascere il mattino, confonderlo?
trarre in inganno il mondo?
Ho come te destato
la quieta tenerezza? Acqua capace?
Ho trattenuto l’aria, la gran maestra?
La più spoglia purezza sta sulla tua bocca
e dà vergogna.
Angeli, angeli.
Chi dice che li ha visti, non li ha visti mai.
E chi li vede, ha dentro un canto.
(da Il gioco in cui andiamo,1959 - Traduzione di Umberto Bonetti)
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Sorride in questa poesia Marcelo, il figlio bambino di Juan Gelman. Sorride con il candore dei bambini di tre anni, con la tenerezza dell’infanzia che vede le cose con semplicità e fantasia. Un po’ come quelli che vedono gli angeli o come i poeti. Purtroppo ad aspettare Marcelo Gelman ci sarà il triste destino della dittatura militare: un colpo di pistola alla nuca a soli vent’anni mentre la sua giovane sposa, sequestrata con lui, è incinta: darà alla luce una bambina prima di divenire anche lei “desapericida”.
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DIPINTO DI DONALD ZOLAN
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LA FRASE DEL GIORNO
Il candore vince sul disordine della notte.
JUAN GELMAN, Gotán
Juan Gelman (Buenos Aires, 3 maggio 1930 – Città del Messico, 14 gennaio 2014), poeta, scrittore e giornalista argentino. Vincitore del Premio Cervantes nel 2007, è autore di una poesia esistenziale con accenti lirici e intimisti, divenuta più sociale con l’avvento della dittatura militare (il figlio e la nuora furono sequestrati e uccisi dal regime, la nipote data in adozione) e l’esilio.
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