VITTORIO SERENI
LA SERA INVADE IL CALICE LEGGERO
La sera invade il calice leggero
che tu accosti alle labbra.
Diranno un giorno: - che amore
fu quello... -, ma intanto
come il cucù desolato dell’ora
percossa da stanza a stanza
dei giovani cade la danza,
s’allunga l’ombra sul prato.
E sempre io resto
di qua dalla nube smemorata
che chiude la tua dolce austerità.
(da Frontiera, All’Insegna del Pesce d’Oro, 1966)
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Questa poesia del 1944 di Vittorio Sereni fa parte di una serie di versi dedicati a Proserpina, la dea regina degli Inferi che per sei mesi vive laggiù e per sei vive sulla terra dove sua madre Cerere riporta la vita e il rigoglio per celebrarla. Qui Proserpina è colta nella dolcezza del tramonto, il momento della riflessione e del ricordo, quando ormai è tempo di chiudere la giornata, ossessivamente ritmata dal suono dei cucù che scandiscono il passare delle ore. E, quando Proserpina se ne va, il poeta resta solo con la sua inquietudine.
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FOTOGRAFIA © LIVE INTERNET
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LA FRASE DEL GIORNO
Si fanno versi per scrollare un peso / e passare al seguente. Ma c’è sempre /qualche peso di troppo, non c’è mai / alcun verso che basti / se domani tu stesso te ne scordi.
VITTORIO SERENI, Gli strumenti umani
Vittorio Sereni (Luino, 27 luglio 1913 – Milano, 10 febbraio 1983), poeta italiano, è il capostipite della variante lombarda del novecentismo poetico, detto “Linea lombarda”. Ufficiale di fanteria, viene fatto prigioniero dopo l’8 settembre 1943. Nel dopoguerra è direttore letterario di Mondadori e cura la prima edizione dei Meridiani.
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