“Febbraio è corto ma quando si volta indietro è un turco” dice un proverbio di queste parti che gioca sull’anagramma cürt/türc, che quasi viene anche in italiano. Così è un Giano bifronte con una faccia già rivolta alla primavera di margherite, viole, gemme e amenti paglierini di nocciòli e l’altra che invece guarda ancora ai geli e alle nevi dell’inverno. Eccolo nei versi di due autori italiani poco noti: il poeta e critico d’arte cremonese Alberico Sala e il poeta torinese Agostino Richelmy.
ALBERICO SALA
IMPROVVISO IL VENTO
Le donne di casa si chiedono perché
mi ostini con le finestre chiuse al sole
che spinge le gemme fra le spine, i bambini
fra le primule degli argini. Non sanno,
temo il crollo improvviso del vento
dai colli, che disperda il tuo odore,
ti scompigli dimenticata nelle stanze.
Febbraio 1973
(da Chi va col lupo, Rusconi, 1975)
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AGOSTINO RICHELMY
FEBBRAIO
Di scorcio nel pendio
della collina pallida sul lago
non fronde non verdezza.
Solo i nocciuoli
tra i fusticelli diramati all'aria
hanno allungato i ciondoli giallini
e ingemmato il rossore degli stimmi.
Forse così d'incerta pubescenza
trasparve nella prima
età la primavera ermafrodita.
Più in là, dimenticato
al margine dell'acqua,
è un rimasuglio delle nevi. È un putto
addormentato che di giorno in giorno
al sole deperisce.
«Ahi, inverno, tu muori!
(il plurimillenario mio lamento
è d'amore) tu eri
così libero e informe!».
(da Poesie, Garzanti, 1992)
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LA FRASE DEL GIORNO
Il sole di febbraio si insinua nei rami e tinge i germogli e gonfia le foglie che sono dentro.
WILLIAM CULLEN BRYANT
Alberico Sala (Vailate, 11 marzo 1923 - 25 novembre 1991), scrittore, poeta e critico d'arte italiano. Fu giornalista e critico cinematografico all’Eco di Bergamo, Corriere d’informazione, al Corriere della sera e al Giorno. Tra i suoi temi la vita familiare, la pianura bergamasca e la condizione del vivere moderno.
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